“Nella mia cantina c’è una scatola. Da qualche parte. Un pacco sigillato. Pieno di antiche vacanze.
Mia madre. Mio padre. Io e mio fratello bambini. E le montagne.
La neve d’estate. Una magia impossibile per un bambino. Mi piacerebbe rivedere quelle foto, ma il tempo non basta mai. Ci saranno anche quelle di un ghiacciaio enorme. La Mer de Glace, il più grande ghiacciaio del monte bianco. Ci sono stato negli anni Ottanta. Buffo. Siamo spariti tutti e due”. Così ‘La grande rimozione’, fumetto (d’autore) di Roberto Grossi, pubblicato da Coconino Press Fandango che affronta una delle più gravi – probabilmente la più grave nella sua globale pervasività – crisi del nostro Pianeta, quella climatica.
Il cambiamento climatico causato dall’uomo diventa protagonista di un graphic essay, un saggio a fumetti in cui la componente visiva diventa parte integrante del discorso. Con un approccio radicalmente differente, le immagini creano corto circuiti di senso e collegano la questione ambientale con quelle sociali e politiche, per restituire ai lettori una visione unitaria. Portando avanti una profonda critica al sistema capitalistico, che propone finti e insostenibili bisogni e la rimozione sistematica delle necessità reali, come unica via di uscita percorribile.
In vista dell’uscita per i tipi di Coconino Fandango, prevista per il 18 ottobre, ‘La grande rimozione’ affronta il tour di presentazione. Il debutto a Roma, a Romics, il festival internazionale del fumetto, animazione, cosplay, cinema e games.
“Prima presentazione, prima contestazione, da parte di un sedicente leghista”, racconta Grossi, “cosa mi ha detto? ‘Va bene l’ecologia, ma senza politica’, insomma, riecheggiando Chico Mendes, praticamente dovremmo fare solo giardinaggio. Piccola nota, non lo ha detto durante il dibattito pubblico, ma solo dopo, a quattr’occhi. Chissà come mai”.
Il tema non è mai stato al riparo da manipolazioni comunicative, con i negazionisti schierati su vari fronti con alle spalle potenti lobby. “E’ un po’ come con il tabacco, a lungo si negò tutto poi scoprimmo che gli allarmi erano fondati, ma celati”, commenta l’autore, “però qui al Romics l’attenzione è stata vera, in un certo senso riflettendo la preoccupazione dei più giovani. D’altronde, la gran parte di noi adulti sarà morta quando le cose si metteranno davvero male, invece a loro toccherà subire le conseguenze delle nostre scelte, o non scelte”.