Spazi al femminile che in Senegal “liberano la parola” e diventano così “alternativi”, creando “consapevolezza” e acquisendo valore “politico”: è il tema di studio di Lena Chatreaux, vincitrice della prima edizione del Premio Bianca Pomeranzi, iniziativa sotto il segno dei diritti e delle libertà delle donne.
Della ricerca, cuore di una delle 25 tesi prese in esame dalla giuria, si parla durante la cerimonia di assegnazione ospitata dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
Origini francesi, 25 anni, Chatreaux è autrice di ‘Women’s design of alternative spaces of socio-economic existence. The case study of the Rotating, Saving and Credit Associations in the city of Louga, Senegal’. Lo studio è stato realizzato a conclusione del Master in Area and Global Studies for International Cooperation, presso l’Università di Torino.
Ma quali sono le conclusioni della ricerca? “Anzitutto che nonostante le difficoltà nell’accedere agli spazi sia privati che pubblici le donne in Senegal si creano da sole propri luoghi, in base alle loro necessità” risponde Chatreux, intervistata dall’agenzia Dire. “I gruppi che ho studiato in un quartiere della città di Louga nascono da un’esigenza economica, per rispondere a bisogni quotidiani, familiari o comunitari, oppure in relazione a progetti di tipo professionale, più a lungo termine”.
La ricercatrice continua: “Questi spazi diventano poi luoghi per vivere la socialità, basati molto sulla consapevolezza di che cosa significhi in Senegal essere donne e non uomini”. Si tratta, secondo Chatreaux, di una presa di coscienza dei ruoli di genere imposti, che siano giusti o ingiusti. “Quel che è certo è che le donne hanno bisogno di questi spazi, per liberare la parola su tanti temi, dalle difficoltà economiche alle violenze subite” sottolinea la vincitrice del Premio. “Le riunioni variano per dimensioni, con la partecipazione da un minimo di cinque a un massimo di cento donne: diventano spazi alternativi quasi politici, non politici forse nel senso comune in Italia o in Francia ma per vocazione, per la voglia molto politica di recuperare una dimensione pubblica per le senegalesi”.
Bianca Maria Pomeranzi (1950-2023) è stata una figura di spicco del mondo della cooperazione italiana e del movimento femminista. Tra i suoi impegni la co-fondazione dell’Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos), il lavoro come esperta senior di genere della direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri, la direzione dell’Unità tecnica locale di Dakar della Cooperazione italiana per il Senegal, nonché l’elezione a membro del Comitato dell’Onu per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (Cedaw).
Il Premio è rivolto a persone che si sono laureate in Scienze per la cooperazione allo sviluppo con una tesi centrata sulle politiche e pratiche femministe e di genere in ambito politico, sociale, culturale, ambientale ed economico.
Come vincitrice, Chatreaux ha ottenuto la possibilità di uno stage con l’organizzazione Oxfam Italia, dove è già coinvolta nel programma su Giustizia di genere e diritti delle donne.
“E’ un’opportunità incredibile, mi sto trovando molto bene” sottolinea la ricercatrice. “Tra qualche mese comincerò un dottorato al Gran Sasso Science Institute dell’Aquila e vorrei tornare in Senegal per continuare la mia ricerca”.
A ospitare la cerimonia di premiazione Ugo Ferrero, responsabile per la Comunicazione e le relazioni istituzionali di Aics. Il dirigente sottolinea come “l’Agenzia abbia voluto fortemente fornire il proprio patrocinio al Premio, in considerazione del fondamentale ruolo che Bianca Pomeranzi ha avuto nella definizione di strategie e azioni per l’uguaglianza di genere della cooperazione italiana allo sviluppo”. Riflessioni sono proposte anche da Marta Collu, referente Aics sul tema.
Secondo l’esperta, l’Agenzia intende “potenziare il proprio impegno per l’uguaglianza di genere, onorando l’eredità ricevuta da Bianca Pomeranzi, anche attraverso azioni di sensibilizzazione e formazione del proprio personale e degli attori partner, fondamentali per migliorare la progettualità ed il mainstreaming di genere”.