“Abbiamo trovato un nuovo modo di dialogare con il cervello, attraverso le nanotecnologie e un nuovo tipo di cellula bersaglio: si chiamano astrociti e sono un po’ il lato oscuro del nostro cervello, però sono molto importanti perchè quando non funzionano si verificano malattie come epilessia, ictus, Alzheimer e Parkinson”. Si presenta così un lavoro di ricerca, appena pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology, coordinato dall’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isof) che ha sede a Bologna. “Con un nuovo chip e una nuova tecnologia basata sul grafene abbiamo trovato il modo di parlare e dialogare con queste cellule e possibilmente fare nuove scoperte su come funziona il cervello e anche su come eventualmente trattarlo quando non funziona”, spiega in conferenza stampa Valentina Benfenati, dirigente di ricerca del Cnr-Isof, che ha coordinato lo studio insieme ai colleghi Vincenzo Palermo ed Emanuele Treossi. Un lavoro portato avanti in collaborazione con l’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Cnr-Ismn), i dipartimenti Fabit e Dei dell’Università di Bologna e l’Istituto di medicina sperimentale della Czeck academy of science di Praga. In pratica la ricerca dimostra che, sfruttando le diverse proprietà di materiali a base di grafene, si possono controllare selettivamente i segnali degli astrociti i quali a loro volta, stimolati elettricamente, sono in grado di alterare l’attività dei neuroni. In estrema sintesi, si può dire che il grafene è un foglio di carbonio spesso solo un atomo. “Ma anche noi siamo fatti di carbonio e si è visto quindi che questo materiale può interagire molto bene con le cellule”, sottolinea Palermo.
La speranza è che la scoperta targata Cnr-Isof “possa aprire nuove opportunità e innovazioni”, afferma Benfenati, innanzitutto nel campo della medicina personalizzata: “Ictus ed epilessia in particolare sono il nostro target, ma a lunga scadenza anche l’Alzheimer e il dolore”. Ma secondo il gruppo di ricerca il nuovo studio potrebbe svolgere un ruolo anche nel mondo dei big data, senza escludere applicazioni anche ulteriori: “Magari servirà per qualcosa che ancora non riusciamo a immaginare”, sottolinea Palermo.
“Come città accogliamo con rispetto e orgoglio questa delegazione di ricercatori e ricercatrici del Cnr che ha prodotto un risultato di grandissima portatata internazionale”, dichiara Rosa Grimaldi, delegata comunale all’Innovazione. L’esito della ricerca “testimonia la centralità e la rilevanza della nostra città e del nostro contesto nel mondo della ricerca- continua Grimaldi- e il ruolo ancora più grande che può avere in futuro grazie ai grandi investimenti che la città fa sui temi della scieza, della conoscenza e della ricerca”. Il progetto Bologna città della conoscenza “è in qualche modo un esempio concrto di quello di cui sto parlando e in questi giorni- sottolinea la delegata- la città ospita anche il G7 che, ancora una volta, ci pone sotto i riflettori come città della scienza, della tecnologia e del futuro. E’ importante continuare a costruire un’alleanza forte tra gli attori della ricerca, il Cnr, l’Università di Bologna e quella delle Nazioni unite che arriva, perchè insieme poss fare la differenza a livello nazionale e internazionale”.