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Uno sciopero partecipato, combattivo e carico di tensione nervosa quello andato in scena oggi allo stabilimento Leonardo (nella foto, l’a. d. Roberto Cingolani) di Grottaglie, che ha coinvolto tutti i dipendenti della Leonardo, di LLS, di LGS e le società dell’indotto Axist, Technoplants, Ivra, SVIB.
“La mobilitazione con sciopero di oggi delle lavoratrici e dei lavoratori di Leonardo e dell’appalto, indetta da Fim, Fiom e Uilm, è solo l’inizio di un percorso che proseguirà fino a quando non avremo risposte certe sul futuro del sito di Grottaglie che non può dipendere esclusivamente dalle scelte di Boeing e che necessita di una chiara e concreta pianificazione da parte di Leonardo sul processo di diversificazione – affermano le segreterie territoriali -. L’altissima partecipazione allo sciopero di oggi, oltre il 90% di adesione, è la chiara dimostrazione che le lavoratrici e i lavoratori vogliono avere certezze sul proprio futuro. L’incontro del 24 giugno deve dare risposte concrete su investimenti e nuovi programmi, in assenza dei quali continueremo con le iniziative di lotta”.
Il corteo dei lavoratori è partito spontaneamente dall’interno del capannone e ha raggiunto l’ingresso dello stabilimento per poi procedere nell’area antistante al parcheggio per manifestare il dissenso rispetto a scelte manageriali ritenute non degne di un’azienda come la Leonardo SPA. Non sono mancati momenti di tensione con le forze dell’ordine, nonostante il corteo pacifico, che evidenziano un clima di forte preoccupazione tra le lavoratrici e i lavoratori e che, in assenza di risposte, potrebbe creare ulteriori disagi e tensioni in un territorio già fortemente provato da vertenze lunghe e drammaticamente irrisolte. “Siamo determinati e non ci fermeremo! Uniti nella lotta per diversificare la produzione e garantire un futuro per il sito di Grottaglie” affermano le Segreterie Territoriali FIM FIOM UILM Le RRSSUU Leonardo Grottaglie”.
“Oggi le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie hanno scioperato per garantire un futuro industriale ed occupazionale al territorio. Una iniziativa di lotta che ha unito tutti i lavoratori del sito, diretti e degli appalti, che con un’unica voce hanno chiesto soluzioni credibili ed investimenti per assicurare un futuro allo stabilimento – affermano Fim, Fiom e Uilm nazionali -. Il 24 giugno si svolgerà a Roma l’incontro con i vertici aziendali, le RSU e le segreterie nazionali e territoriali di FIM-FIOM-UILM. Un primo appuntamento dove ci aspettiamo che l’azienda si sieda al tavolo con la volontà di individuare soluzioni per un reale percorso di diversificazione delle attività che porti alla piena saturazione del sito e garantisca la piena occupazione di tutti i lavoratori compresi quelli dell’indotto“. FIM-FIOM-UILM auspicano “che anche le Istituzioni, nazionali e territoriali, sostengano la lotta dei lavoratori e incalzino l’azienda ad investire in un territorio già devastato da crisi importanti come quella dell’ex Ilva. Una responsabilità che oggi è mancata e che invece ha visto le Istituzioni contrapporsi ai lavoratori che hanno “osato” avvicinarsi ad uno dei luoghi che ospiterà il G7. La lotta non si ferma con le forze dell’ordine ma dando risposte concrete a chi rischia di non avere un futuro lavorativo mantenendo centrale la presenza di una azienda come Leonardo, partecipata dallo Stato” concludono.
La vertenza in questi mesi ha visto un crescendo di notizie sempre più negative sin dall’inizio dell’anno. Culminate ell’incontro sindacale con la Leonardo SPA del 31 maggio scorso, ritenuto del tutto insoddisfacente dalle organizzazioni sindacali, “a causa di un atteggiamento aziendale che non mostra alcuna discontinuità rispetto alla reale necessità di avviare un percorso di diversificazione, al netto dei soliti slogan e annunci, oltre che per un comportamento per niente inclusivo e partecipativo rispetto a scelte che hanno un impatto importante per i dipendenti”. Durante il quale l’azienda ha comunicato la decisione manageriale di sospendere le attività produttive per diversi mesi, forse quattro, senza precisare però i termini temporali di tale decisione. Confermando le gravi difficoltà che sta attraversando Boeing che, di fatto, hanno comportato, da marzo a maggio 2024, una differenza di meno otto sezioni ritirate rispetto al piano previsto, generando uno stoccaggio totale di 46 coppie di sezioni ferme all’interno dello stabilimento. Per quanto concerne il nuovo piano i rappresentanti aziendali hanno enunciato che lo stesso prevede 55 delivery nel 2024 rispetto ad 87 delivery previsti, 45 approntamenti per l’anno 2024 rispetto a 72 previsti. Evidenziando la necessità di slittare il punto di pareggio di bilancio al 2026. Una situazione, quella attuale, che dimostra una volta di più quanto sia non più rinviabile un piano efficace e lungimirante di diversificazione produttiva per il superamento della monocommitenza e monocommessa, che per i sindacati non può riguardare soltanto l’avanzamento delle nuove attività (Vertical VX4, Proteus, Euromale).
Anche durante lo sciopero odierno i sindacati hanno evidenziato come più di tutto quello che è stato fatto in questi anni dall’intera platea dei lavoratori (oltre 1300) non poteva essere fatto. I vari portavoce sindacali hanno ribadito al megafono come “ci è stato chiesto prima di dimostrare di saper fare il prodotto e lo abbiamo realizzato meglio di altri. Poi ci hanno chiesto di produrre con maggiore efficienza, e abbiamo fatto anche questo, con l’azienda che negli anni è stata gestita da manager che sono venuti e andati via senza mantenere la promessa di dare concreta attuazione alla diversificazione produttiva del sito. Durante il Covid abbiamo dimostrato di saper fare anche altro oltre al programma 787, ma l’attuale diversificazione è ancora insufficiente e se c’è è frutto soltanto delle nostre lotte. Vengono agli incontri con un atteggiamento di grande arroganza, manifestano poca trasparenza, quando abbiamo manifestato le nostre perplessità sulla produzione extra buffer che avrebbe inevitabilmente eroso la produzione, come si sta oggi verificando, non siamo stati ascoltati: allora ci chiediamo, quell’aumento di produzione serviva per ottenere i vostri premi dirigenziali? Ora vogliono produrre meno per produrre di più l’anno prossimo finendo per scaricare questo sui lavoratori. Sulla diversificazione aspettiamo sempre gli altri, prima il mercato, poi la Boeing, ma la verità è che non hanno visione, direzione, prospettiva. Questo stabilimento è dei lavoratori, creato anche con i finanziamenti pubblici dei contribuenti pugliesi. Le nostre domande oggi sono poche ma chiare: dove sta il Patto strategico? Che fine hanno fatto i contratti di programma? Che ritorni ci sono sullo stabilimento? Al di là dei progetti futuristici come i voli suborbitali, noi vogliamo sapere adesso cosa sarà fatto per questa eccellenza produttiva pugliese e nazionale: non ci sono scuse per tutti i portatori di interesse, non vogliamo più promesse da campagna elettorale e lo diremo in Regione il 17 e poi dell’incontro con l’azienda del 24″.
La strada è fin troppo chiara, ed è stata tracciata.
Gianmario Leone, corriereditaranto.it
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