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Si va dai tre mezzi per la radiologia domiciliare ad altrettanti “più robusti” e adatti a viaggi “in condizioni climatiche e stradali difficoltose” per potenziare vaccinazioni e screening sul territorio. Ma ci sono anche i sistemi di protezione firewall per alzare il livello di difesa dei sistemi aziendali e aumentare le prestazioni permettendo le videochiamate tra operatori sanitari e pazienti, ma anche la trasmissione di tracciati, immagini e monitoraggi di parametri dal territorio verso i reparti ospedalieri e i medici di medicina generale. Così come servono 11 server per potenziare l’infrastruttura centrale di virtualizzazione e permettere l’archiviazione e l’analisi di dati e parametri clinici, cinque sistemi di diagnostica radiologica domiciliare (apparecchiature portatili per esami a casa dei malati), cinque monitor defibrillatori per uso extraospedaliero (assegnati ai Pronto Soccorso di Belluno, Feltre, Agordo, Pieve di Cadore e al Suem) con cui è possibile inviare via smartphone il tracciato al cardiologo di guardia. E ancora, quattro retinografi per la teleoculistica, 30 notebook ai medici sul territorio per controlli, visite e colloqui in videoconferenza, 30 pc con stampanti per la telemedicina nei reparti e negli ambulatori medici, 65 pc per funzionalità evolute di telemedicina nei reparti di cardiologia e dialisi. E ancora: sistemi di teledialisi extraospedaliera integrati, la piattaforma di telemonitoraggio dei pazienti con dispositivi cardiaci impiantati e il sistema di diagnostica funzionale e respiratoria composto da due sistemi centrali nelle pneumologie di Belluno e Feltre, due spirometri in rete nelle sedi di Pieve di Cadore e Agordo e cinque spirometri portatili. Ecco come si fa e con cosa la si fa telemedicina nei territori della provincia di Belluno. l potenziamento della telemedicina, cofinanziato dai Fondi Comuni confinanti e dall’Ulss 1 Dolomiti, era stato avviato nel 2021 con la convenzione tra Provincia e azienda sanitaria e si è concluso in questi giorni con il pagamento del saldo finale da parte di Palazzo Piloni. “Con questo progetto, quanto mai strategico per il nostro territorio, viene rafforzata la presenza della sanità in territori non facilmente raggiungibili e pertanto di difficile gestione. È un tema di sicurezza e di servizio che vede nella sinergia tra Fcc, Ulss e Provincia un modello vincente”, le parole del presidente della Provincia, Roberto Padrin. La telemedicina porta ad una “assistenza sanitaria moderna e al tempo stesso di prossimità”, anche nelle zone periferiche della montagna bellunese, sottolinea Diego Bondo, presidente del Comitato paritetico di gestione Fondo Comuni confinanti. “Garantire servizi di qualità in ambito assistenziale e sociale con tecnologie d’avanguardia è una delle mission principali che il Fondo dei Comuni confinanti sta perseguendo da tempo con diverse iniziative; l’obiettivo non secondario è anche garantire alle comunità locali opportunità concrete di rimanere sul territorio pensando alla loro crescita e al loro futuro”. La telemedicina porta “servizi vicino alle persone, riducendo gli spostamenti e facendo risparmiare tempo”, commenta il commissario dell’Ulss Dolomiti Giuseppe Dal Ben. “L’Ulss Dolomiti- aggiunge- è impegnata nel costruire una medicina di prossimità, combinando le opportunità fornite dalla tecnologia, con le innovazioni nei percorsi di presa in carico e con il lavoro di rete con i partner istituzionali a favore di chi ogni giorno vive la montagna o la sceglie per le vacanze. Ci piace parlare di tecnologia umana perché utilizziamo sistemi che favoriscono lo scambio tra persone, senza tralasciare, anzi magnificando, gli aspetti di umanizzazione”.