(di Mauro della Porta Raffo) Corre il 1933 e un forte tennista australiano di nome Jack Crawford a fine gennaio si impone nella finale dei Campionati Internazionali del suo Paese.
Decide poi il ‘canguro’ di venire in Europa per prendere parte al Roland Garros parigino, il Campionato di Francia, che si aggiudica il 5 giugno.
Non contento ed evidentemente in grande forma, di lì a poco più di un mese (è il 7 di luglio), vince anche sui campi londinesi di Wimbledon.
Una cavalcata trionfale la sua che vorrebbe concludere portando a casa anche gli Internazionali degli Stati Uniti in programma dal 2 al 10 settembre successivi.
È appunto arrivando a New York laddove si gioca che Crawford viene accolto dalla stampa tutta (non solamente da quella sportiva) con particolare attenzione ed enfasi.
Si scrive nella circostanza che se dovesse prevalere anche nella Grande Mela metterebbe a segno una impresa davvero straordinaria come quella compiuta da un giocatore di bridge che in una partita realizzi il punteggio massimo possibile e cioè il Grande Slam (è sostanzialmente da allora che i quattro tornei in questione vengono singolarmente definiti Slam).
L’australiano arriva davvero ad un passo dall’impresa visto che il predetto 10 settembre, in finale contro l’inglese Fred Perry, va avanti due set a uno.
È però a questo punto che le sorti del match mutano repentinamente tanto che finisce per perdere al quinto.
Sfuma in tal modo il sognato Grande Slam che sarà invece opera nel 1938 dell’americano Don Budge.
L’unico altro tennista dipoi in grado di ripetere il cammino vincente di questi sarà Rod Laver, mancino australiano, che lo farà addirittura due volte: nel 1962 e nel 1969.
Tre le donne che sono riuscite a mettere a segno il Grande Slam: la statunitense Maureen Connolly nel 1953, la ‘cangura’ Margaret Smith Court nel 1970 e la tedesca Steffy Graf nel 1988, anno nel quale vinse anche le Olimpiadi (tale ancora più fantastica impresa è definita ‘Golden Grand Slam’).
Come tutti ricorderanno, il da non molto trascorso 12 settembre 2021 il serbo Novak Djokovic, a propria volta in finale a New York dopo avere riportato i precedenti Slam appunto del 2021 (per inciso, l’impresa va compiuta nell’anno solare o altrimenti, spalmata, come si dice, tale non è) è stato sconfitto dall’allora emergente russo Daniil Medvedev in tre veloci partite.
Quanto tempo dovremo aspettare per vedere un o una tennista riuscire ad imitare il mitico Budge completando l’accidentato percorso?
Possiamo sperare, se non quest’anno più avanti, in Jannik Sinner?