Il direttore del debito pubblico del Tesoro depone a Trani: “Inappropriato che soggetti privati possano avere un così importante compito di valutazione”, check ma spiega che non c’è “correlazione” tra declassamento del rating e asta di titoli
MILANO – “Con S&P è come parlare al vento”. Peggio: “Ritengo inappropriato che soggetti privati possano avere un così importante compito di valutazione”. Maria Cannata, check direttore del debito pubblico del Tesoro, dal processo di Trani prima attacca l’agenzia di rating americana, ma poi torna sui suoi passi e dice: “Non vi è correlazione” tra declassamento del rating e asta aggiungendo addirittura che “talvolta è successo che l’asta dei titoli pubblici italiani sia andata anche meglio” dopo il taglio del giudizio delle agenzie.
Un passaggio destinato probabilmente a lasciare diversi dubbi ai Pm che accusano cinque analisti e manager dell’agenzia di rating di aver fornito “intenzionalmente” ai mercati finanziari – tra maggio 2011 e gennaio 2012 – quattro report contenenti informazioni tendenziose e distorte sull’affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento adottate dal governo per “disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il
valore”. L’ultimo report sotto accusa è quello con cui S&P, il 13 gennaio 2012, decretò il declassamento del rating dell’Italia di due gradini (da A a BBB+).
“A me è sembrato che quando noi rappresentavamo i progressi, loro li tenevano in pochissima considerazione” ha poi detto Cannata aggiungendo che all’epoca non sapeva di dover parlare davanti agli analisti delle agenzie “come un libro stampato”. Tuttavia “sull’asta dei titoli italiani non vi furono contraccolpi negativi a seguito dell’outlook negativo del 20 maggio 2011 deciso da S&P; vi furono contraccolpi, durati però poche ore, solo sul mercato secondario del lunedì successivo l’outlook”. A seguito della revisione al ribasso dell’outlook, però, aumentò la pressione sui titoli a 5 e 15 anni: il rendimento di primi in asta salì dal 3,77 al 3,9%, per i secondi dal 4,88 al 5,64%.
Eppure secondo Cannata “con il declassamento” del rating dell’Italia deciso dalle agenzie di rating “talvolta è successo che l’asta dei titoli pubblici italiani sia andata anche meglio. Dopo il declassamento può accadere qualsiasi cosa”, ha risposto al pm Michele Ruggiero. Di certo per il dirigente del Tesoro “il declassamento di due notch
(gradini, ndr) del rating dell’Italia da parte di Standard &Poor’s non ci stava”. Cannata è inoltre convinta che ci fosse “un’ipercriticità da parte di S&P verso l’Italia nel 2011. Ciò lasciava presupporre che vi fosse una tendenza a valutare con maggiore enfasi gli aspetti negativi rispetto a quelli positivi”.