«L’azienda realizza extraprofitti e i cittadini pagano extra bollette». L’azienda in questione è A2A, mentre i cittadini sono i bresciani, che secondo il leader del centrodestra Fabio Rolfi pagano da un anno all’altro bollette del teleriscaldamento quintuplicate.
In estrema sintesi questo ha spinto l’opposizione a presentare una mozione che impegna la sindaca e la Giunta a intraprendere azioni nei confronti della multiutility per avere tariffe del teleriscaldamento più eque, ma anche a costituire un osservatorio per garantire la trasparenza dei costi e a valutare di sospendere i permessi per l’estensione della rete.
Il report di Arera
La minoranza parte da un’indagine fatta da Arera tra il 2021 e il 2022 in tutta Italia. «I prezzi applicati dagli esercenti del servizio di teleriscaldamento sono risultati in genere superiori al costo di erogazione di quelli con caldaie a gas», si legge nel report dell’Autorità di regolazione energia reti e ambiente, dove, in merito al sistema Brescia, viene specificato poi: «All’incremento dei ricavi che si è verificato a partire dall’ultimo trimestre del 2021 non è seguita una crescita sostanziale dei costi variabili di produzione».
E, sottolineato anche da Rolfi, «l’operatore non ha fornito i ricavi della cessione di energia elettrica, che non sono stati inclusi nell’analisi».
La replica
A2A ha però precisato che gli elementi contenuti nella presentazione di Arera del 2022 risultano superati in quanto, nell’ambito di una seconda raccolta più dettagliata avviata nel 2023, l’azienda ha fornito, tra gli altri, tutti i dati di costo relativi ad ogni impianto di generazione termica del Gruppo.
Secondo il centrodestra costi maggiori per i bresciani, dunque, anche perché – si legge nella mozione – «l’incremento delle bollette del teleriscaldamento è legato all’incremento del costo del gas in quanto la tariffa viene calcolata applicando il metodo del costo evitato, ovvero del costo che l’utente avrebbe se si dotasse di un impianto di riscaldamento a gas».
In realtà la composizione della tariffa non segue precisamente questo metodo e il costo del gas incide in minima parte su quello totale del servizio di teleriscaldamento.
Verso la Loggia
Per Rolfi «l’aria è sporca come prima e paghiamo di più, e inoltre il Comune non sente il grido d’aiuto dei bresciani perché è interessato ai 70 milioni di dividendi che da A2A entrano nelle casse della Loggia: noi preferiremmo che entrassero in quelle delle famiglie». L’accusa è indirizzata all’azienda, ma anche all’Amministrazione, che – precisa il capogruppo di FdI Mattia Margaroli – «ha un ruolo di governance e deve garantire un costo minore ai cittadini, i quali pagano già la Tari sui rifiuti essenziali per produrre energia».
Parole sottoscritte dalla collega di partito Nini Ferrari: «Dalla sindaca non accettiamo la risposta che A2A è quotata in borsa e quindi deve fare profitto: se le stanno a cuore i bresciani deve far sentire la propria voce».
Giovanni Posio (FdI) precisa invece che non è un attacco alla struttura, e infatti si focalizza sull’azienda: «Fino a pochi anni fa faceva incentivi ai costruttori edili per rinunciare al gas e virare sul teleriscaldamento, e non ha ancora chiarito se nel termovalorizzatore venga bruciata anche la plastica».
Una richiesta importante arriva infine anche dal capogruppo della Civica Rolfi, Massimiliano Battagliola: «Un osservatorio è indispensabile, anche per comprendere i dati sulla bolletta, perché i cittadini non capiscono nulla di quello che leggono».
Stefano Zanotti, giornaledibrescia.it