(di Tiziano Rapanà) Le cose non andrebbero viste dal principio, siamo a inizio anni e figuriamoci. Epperò, in questi giorni, tutti parlano di amichettismo. Questo è il successo di Fulvio Abbate, l’inventore del lemma, che è un artista, intellettuale, scrittore, patafisico… in poche parole è un’alterità che brilla rispetto alla sciagura delle figurine monodimensionali che dominano il presente. Il presepe dell’oggi è fatto di statuine laiche, un po’ influencers e un po’ no, che troneggiano sul web e in tv e in tutti gli apparati massmediatici: portano appresso un pensiero vicino ai propri tornaconti personali, alla paura della solitudine, all’idea di non poter stare senza un carro che porta speranze-sogni collettivi tragici, figli dell’ambizione, o semplice mancanza di personalità. Abbate se ne sta tranquillamente fuori dal presepe e fa le sue cose, scrive e realizza video per la sua Teledurruti. Ora l’incoronazione del termine amichettismo che ha raccolto l’interesse del professore Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca: “Mi fa venire in mente, per associazione, nepotismo e familismo, costruiti allo stesso modo – ha commentato lo studioso all’Adnkronos -. La parola è divertente e tutta italiana. Non mi dispiace che sia entrata nella battaglia politica. Vedremo se durerà”. Sicuramente, ed è una mia opinione, l’amichettismo è il lemma del 2024. Cautamente me ne tiro fuori da ogni possibile congettura che prevede un’adeguata spiegazione. Il tema è complesso e pertanto vi rimando alla lettura dello splendido pamphlet omonimo scritto dallo stesso Abbate, che trovate gratuitamente sul web.