Giro di vite sui prepensionamenti. Dal prossimo anno, infatti, opzione donna sarà riservata alle lavoratrici di 61 anni al 31 dicembre 2023 (+ 1 anno) e ci vorranno 63 anni e 5 mesi per l’Ape sociale (+ 5 mesi). Tre penalizzazioni per ex quota 103: la finestra sale a 7 mesi ai privati (+ 4 mesi) e 9 mesi ai pubblici (+ 3 mesi); la pensione sarà calcolata con la regola contributiva; fino a 67 anni, l’importo massimo erogabile sarà di 4 volte il minimo Inps (in precedenza 5 volte), cioè 2.394 euro mensili (circa 600 euro in meno). Anche i lavoratori giovani, quelli che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 (per questo rientranti totalmente nel regime contributivo), dovranno attendere una finestra di 3 mesi per pensionarsi e l’importo massimo erogabile, fino a 67 anni, sarà 5 volte il minimo Inps, cioè 2.993 euro; ma è facilitato l’accesso: è sufficiente maturare una pensione pari all’assegno sociale, non più 1,5 volte. Capitolo a parte per gli ex statali, cioè i lavoratori iscritti a una delle casse Cpdel (enti locali), Cps (sanitari), Cpi (insegnanti), Cpug (ufficiali giudiziari): la quota retributiva della pensione verrà calcolata con criteri meno favorevoli e dal 2025 al 2028 la finestra salirà da 3 a 9 mesi. Anche per loro, però, una buona notizia: la stretta vale solo per la pensione anticipata (ex anzianità) e per quella c.d. precoci. È quanto prevede, tra l’altro, la bozza di Manovra 2024, che oggi dovrebbe avere l’ok definitivo della Camera.
In tabella le novità con dato comune del giro di vite sull’accesso alla pensione, con la modifica delle “finestre” (il problema è far quadrare i conti pubblici, perché la “speranza di vita” non è cambiata).
Nessuna decisione sulle pensioni ordinarie
All’appello manca il pensionamento ordinario: quello di vecchiaia, a 67 anni d’età con almeno 20 anni di contributi, per il quale non ci sono novità. Modifiche, invece, riguardano la pensione di vecchiaia contributiva, riservata ai giovani, cioè ai soggetti con primo contributo versato dal 1° gennaio 1996 e agli iscritti alla gestione separata. Si consegue a 67 anni o in anticipo a 64 anni con 20 anni di contributi. In ogni caso, c’è la condizione che la pensione risulti non inferiore a un c.d. “importo soglia” legato all’assegno sociale.
Daniele Cirioli, ItaliaOggi