Momenti difficili per la sanità laziale e per i suoi dirigenti. Da un lato la pressione dei problemi si fa pesantissima (e Rocca ci mette le toppe) dall’altra la crisi di carattere giudiziario e le dinamiche di carattere politico-elettorale (Europee dietro l’angolo) rendono fragilissimo e vulnerabile il sistema. Dio non voglia che il Covid ci si metta di mezzo e faccia finire tutti nel caos. La vittime sono gli utenti/pazienti, naturalmente, costretti a faticosi slalom per essere ascoltati e curati. La mappa del potere è confusa, e non è chiaro chi comandi sul campo e dove stiano i poteri. Ci sono manager che hanno tirato i remi in barca e preparato la valigia. Si può immaginare con quale spirito e partecipazione si occupino dei loro clienti/pazienti. Altri si stanno facendo campagne personali per garantirsi un posto oltre i confini regionali (almeno un paio hanno già identificato le sedi-paracadute). Poi ci sono quelli che hanno deciso di battersi con il coltello tra i denti e di dimostrare con i fatti la loro capacità e il loro valore. Il nostro borsino rispecchia fedelmente questa realtà. Tra i dg coinvolti nella indagine sui conti della passata legislatura regionale ce ne sono alcuni ancora in campo. Un paio si muovono molto bene, hanno costruito parecchio per la platea degli utenti, sono creativi, pratici, positivi. Le new entries scelte e volute dal governatore Rocca hanno qualche problema. Si muove bene il nuovo commissario di Frosinone, Sabrina Pulvirenti, in una realtà, quella ciociara, obiettivamente complicata.
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio