Henry Kissinger è stato una figura di spicco nella politica internazionale del XX secolo, con una carriera lunga e influente. Nato in Germania nel 1923, fuggì dalle persecuzioni antisemite del regime hitleriano nel 1938, rifugiandosi prima a Londra e poi a New York. Cambiò il suo nome da Heinz a Henry e intraprese una carriera accademica brillante, laureandosi a Harvard nel 1950 e discutendo la tesi di dottorato nel 1954 sulla pace in Europa nel 1812.
La sua ascesa alla Casa Bianca ebbe inizio sotto l’amministrazione di John F. Kennedy, ma fu con il presidente Richard Nixon nel 1969 che Kissinger fu nominato Consigliere per la Sicurezza Nazionale, diventando una figura chiave nella politica estera americana. La sua Realpolitik mirava alla distensione tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica e alla normalizzazione delle relazioni con la Cina, culminata nel summit del 1972 tra Nixon e Mao Zedong.
Uno dei momenti cruciali della sua carriera fu la sua missione segreta in Cina nel 1971, che preparò il terreno per l’apertura di Pechino al mondo. Questo evento storico cambiò il corso della geopolitica mondiale, contribuendo all’ascesa della Cina come potenza mondiale.
Tuttavia, la carriera di Kissinger è stata segnata da controversie e critiche. Nel 1973, ricevette il Premio Nobel per la Pace per il suo ruolo negli accordi di Parigi per il cessate il fuoco in Vietnam, nonostante il conflitto fosse ancora in corso. Allo stesso tempo, fu coinvolto in operazioni controvalutative contro governi considerati filo-sovietici, come nel caso del Cile, dove sostenne il colpo di Stato di Augusto Pinochet nel 1973 che destituì il presidente Salvador Allende.
Dopo lo scandalo Watergate, Kissinger rimase coinvolto nella politica estera come Segretario di Stato sotto il presidente Gerald Ford fino al 1977. Successivamente, fondò la sua società di consulenza, Kissinger Associates, diventando una figura influente nel mondo degli affari e delle relazioni internazionali.
La sua eredità è stata oggetto di dibattito. Alcuni lo considerano un brillante statista, mentre altri lo criticano per aver sacrificato i valori democratici sull’altare della realpolitik. Kissinger è morto nella sua casa in Connecticut all’età di 100 anni, continuando a lavorare fino all’ultimo su questioni geopolitiche e sulla sfida rappresentata dall’intelligenza artificiale nella politica e nella guerra.