(di Tiziano Rapanà) “Vade retro manichei!”, così vedo l’energico Daniele Capezzone. Alla maniera di padre Lankester Merrin, il Von Sydow dell’Esorcista, è pronto a sguainare la bibbia per fermare il turpe satanasso che si era impossessato dell’anima della povera ragazza (o “ragassa”, per gli affezionati di Gianni Brera). Anche lui, munito di paramenti liturgici, è pronto per rampognare i tanti indottrinati delle tremila religioni laiche. Perché il problema non è mica solo la sinistra, questo lo spiega benissimo il giornalista nel simpatico phamplet E basta con ‘sto fascismo per Piemme, ma il duopolio destra/sinistra che toglie il respiro. Ancora con questa ossessione della massa, del voler cercare di timbrare il cartellino a questa o quella ideologia. Il dissenso non viene minimamente accettato, contemplato e guai a volere rivendicare – o addirittura osare ad esibire narcisisticamente – la propria alterità rispetto all’esistente in politica, cultura, o semplicemente lo stare al mondo. Capezzone racconta questa cappa bipartisan, anche se si concentra sui maestri concertatori di sinistra che tengono alta la superficiale bandiera dell’ideologia. Lo fa con casi pratici e si mette in mezzo, raccontando la sua brutta esperienza in un’università. Vi dico pochissimo del libro, perché dovete comprarlo. Quelli che ti spiegano tutto, perché devono dimostrare di averlo letto, sono ridicoli: se i lorsignori mi dicono tutto di quel lavoro letterario, mi tolgono il piacere di acquistare. Mi colpisce lo stile: complesso ma non astruso. Non c’è più differenza tra il Capezzone saggista e il Capezzone della tv (quello che spiega tutto esaustivamente ed elenca puntigliosamente le proprie ragioni, “numero uno, numero due” e via così). La volontà di comunicare prevale sulla smania a volere imporre una propria immagine intellettuale o una posa da letterato. Non gliene frega proprio della bella recensione, vuole solo farsi capire. Un altro, al posto suo, avrebbe costruito un castello di seduttive parole a vuoto. Qui è tutto chiaro.