La benzina in nero è costata allo Stato 1.6 miliardi di euro (1 miliardo di Iva e 600 milioni sulle accise). I carburanti ceduti illegalmente ammontano a circa 270 milioni di litri al mese, il 10% dei fluidi complessivamente erogati. Il dato è stato riportato da Luigi Liberatore, direttore della direzione accise dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, ieri alla Camera, durante l’audizione all’aula attività produttive presieduta da Alberto Gusmeroli.
In materia di prezzi è intervenuto anche Benedetto Mineo, garante per la sorveglianza dei prezzi, spiegando che i rialzi sulla benzina non sono riconducibili alla rete di distribuzione nazionale, ma sono in linea con quotazioni internazionali al netto delle accise. Alla Camera Mineo ha infatti spiegato che “con il riferimento agli aumenti dei prezzi dei carburanti osservati dagli inizi di luglio al 1° settembre, il prezzo alla pompa è cresciuto di circa 11 centesimi al litro per la benzina e di 17 centesimi per il gasolio. Dal monitoraggio lungo la filiera emerge che tali rialzi sono sostanzialmente in linea con gli aumenti delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati”. Il garante è comunque tenuto a redigere una relazione trimestrale sui prezzi dei carburanti che sarà presentata al governo tra la fine di ottobre e i primi di novembre.
Il monitoraggio sui prezzi, con cadenza settimanale e giornaliera, prevede il controllo lungo tutta la filiera del carburante che si divide in tre fasi: la prima di estrazione delle materie prima, la seconda di raffinazione e la terza di distribuzione. L’attenzione del garante si pone in particolare sull’ultima e su sfondo nazionale, analizzando il prezzo netto alla pompa e la quotazione internazionale del prodotto raffinato, il cosiddetto “margine teorico lordo di distribuzione”. Nell’audizione si è anche sottolineato che le recenti iniziative sulla trasparenza dei prezzi anche in riferimento al recente obbligo di comunicazione da parte dei gestori, permettono un monitoraggio continuo e capillare dei prezzi praticati dai distributori e per sottrazione del margine teorico. Rispetto ad agosto 2022 quelli del mese appena trascorso (agosto 2023) spiega Mineo “sono dati in valore assoluto più bassi rispetto a quelli dell’anno precedente, in particolare per la benzina che nell’estate 2022 aveva margini di distribuzione più alti di circa 10 centesimi al litro”. Emerge quindi che il rialzo dei prezzi medi degli ultimi due mesi ha un’origine “che non si ritiene riconducibile alla rete di distribuzione nazionale le cui politiche di prezzo vanno lette, non tanto in riferimento al prezzo finale alla pompa, quanto all’andamento del margine teorico lordo di distribuzione che è tipicamente nazionale”. Luigi Liberatore, nel suo intervento, ha spiegato che Adm, in base ai dati dei misuratori fiscali, ha valutato che, nei momenti di picco, i carburanti ceduti in nero ammontavano a circa 270 milioni di litri al mese, per un tax gap corrispondente a circa 1 miliardo di euro annuo di Iva e 600 milioni di accise. La frode fiscale era correlata al mancato assorbimento dell’onere di immissione e consumo di biocarburante, aumentando il profitto del reato. Sulla questione l’Adm è intervenuta con l’Agenzia delle entrate e con la Guardia di finanza riducendo “drasticamente” le attività illecite. Inoltre il direttore ha detto che l’Agenzia delle dogane ha firmato un protocollo di interoperatività (dl n. 5 del 2023) con il garante per la sorveglianza dei prezzi per condividere con il Mimit la propria banca dati dei distributori e favorire l’individuazione dei distributori che praticano prezzi sottocosto rispetto al valore normale. “Oltre ad una più puntuale analisi del margine di distribuzione, potrà consentire l’eventuale adozione di iniziative di contenimento del costo finale dei carburanti diverse dalla riduzione delle accise”. In confronto con l’estero, Mineo: “da un monitoraggio comparato, il prezzo industriale al netto della tassazione in Italia è più basso di quello di Francia, Spagna e Germania”.
Maria Mantero, ItaliaOggi