È stata del 3,5%, nel 2022, la crescita media annua dell’economia della Sardegna, anche se l’incremento è stato più limitato, rispetto a quello dell’anno precedente. Questo ha portato a un recupero solo parziale del prodotto perso durante la crisi pandemica in regione, a fronte di una ripresa più che completo nella media del Paese. Secondo quanto emerge dal rapporto sull’economia della Sardegna di Bankitalia, illustrato stamane a Cagliari, il consistente rincaro dei beni energetici, aggravato dall’inizio del conflitto in Ucraina, si è tradotto in un significativo incremento dell’inflazione, che si è attestata al 13,2% a dicembre 2022, e che ha colpito in misura più intensa le famiglie sarde rispetto alla media nazionale. A marzo di quest’anno l’inflazione in Sardegna si è ridotta al 9%. Tutti i comparti produttivi si sono confermati in ripresa. Nei servizi, è proseguito il recupero dei flussi turistici persi durante la pandemia, che si è riflesso in un andamento positivo nei trasporti e nel commercio. L’attività nelle costruzioni è cresciuta in modo netto, in particolare per le spese dei privati per ristrutturazione ed efficientamento energetico. Per le imprese manifatturiere, la domanda proveniente dal turismo e dall’edilizia ha trainato rispettivamente il settore alimentare e quello della chimica; la domanda estera ha contribuito in particolare per la raffinazione dei prodotti petroliferi. La redditività del comparto produttivo si è mantenuta nel complesso sui livelli positivi dell’anno precedente. I forti rincari dell’energia e delle altre materie prime sono stati in parte compensati dall’aumento dei prezzi. La liquidità delle imprese è rimasta elevata. L’occupazione ha continuato a crescere (0,5%), sebbene in misura meno intensa rispetto al 2021 e non sufficiente a recuperare il livello del 2019. È significativamente cresciuta l’occupazione a tempo indeterminato, mentre si è ridotta quella riconducibile a contratti temporanei. A fronte di un tasso di partecipazione stabile, la disoccupazione è diminuita di due punti percentuali (all’11,5%). Il reddito disponibile è cresciuto in termini nominali (5,6%), ma il potere d’acquisto è stato ridotto dall’incremento dei prezzi, il cui impatto è stato più forte per i nuclei familiari con più bassi livelli di spesa. I consumi hanno continuato ad aumentare con un’intensità simile a quella osservata nel 2021 (intorno al 5%). I rincari potrebbero aver accresciuto la quota di famiglie che non sono in grado di sostenere l’acquisto dei beni energetici essenziali, già più elevata in regione rispetto al complesso del Paese. Hanno continuato ad aumentare i prestiti alle famiglie e alle imprese, con un rallentamento nella seconda parte dell’anno in connessione con la rapida salita dei tassi di interesse. La qualità del credito si è mantenuta su buoni livelli. Ulteriori rialzi dei tassi porterebbero a un incremento dei costi per imprese e famiglie, ma la ridotta quota di prestiti a tasso variabile ne conterrebbe gli effetti nel confronto con le altre aree. È diminuita la spesa complessiva degli enti territoriali sardi, in particolare quella corrente per il personale, anche sanitario. Hanno invece continuato a crescere gli investimenti effettuati dai Comuni e le risorse assorbite dal sistema sanitario, in cui ha assunto particolare rilevanza l’incremento della spesa in convenzione per il recupero delle liste d’attesa.In prospettiva la dinamica degli investimenti dovrebbe essere sostenuta dai finanziamenti concessi con il Pnrr: 3,5 miliardi di euro ad aprile 2023, cui si aggiungono 400 milioni di euro per investimenti complementari (Pnc).
I fondi finora assegnati in rapporto alla popolazione (2.488 euro pro capite) sono sensibilmente superiori alla media del Mezzogiorno e di quella nazionale (rispettivamente, 2.377 e 1.888 euro). Per quanto riguarda le previsioni per il 2023, secondo Banca d’Italia, prevale l’incertezza, legata anche alla situazione della guerra in Ucraina. “Abbiamo ancora una situazione di guerra in Europa e abbiamo visto gli effetti che determina e continua a determinare sulle nostre economie. L’inflazione”, ha puntualizzato Stefano Barra, direttore della sede di Cagliari di Banca d’Italia, “è in calo ma non ancora così velocemente come ci si poteva attendere. L’incertezza è legata allo sviluppo di una serie di situazioni che non sono, purtroppo, positive, anche se il Pnrr potrebbe avere un effetto tale da controbilanciare un pochino questi effetti negativi. È, comunque, difficile stimare oggi quale possa essere l’effetto sul Pil del 2023”.