Gli stipendi degli statali sono in linea con quelli del privato. Almeno per quanto riguarda gli impiegati. Se si prendono in considerazione, infatti, i livelli salariali dell’area degli assistenti e dei funzionari nei comparti dei ministeri, agenzie fiscali e funzioni locali (in cui lavorano 558 mila dipendenti, il 23% del totale del pubblico impiego contrattualizzato) e li si confrontano con gli stipendi degli impiegati nel settore privato, emerge un quadro retributivo tutt’altro che penalizzante per la p.a. La retribuzione media annua lorda del settore pubblico si attesta infatti a 31.766 euro, una cifra in linea con quella del lavoro privato. A far cadere l’ultimo dei luoghi comuni in materia di lavoro (la scarsa attrattività del posto pubblico come conseguenza di salari non competitivi rispetto al privato) è il nuovo Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici presentato ieri dall’Aran. Il report evidenzia come nel 2021 un impiegato statale abbia guadagnato in media più di un lavoratore dell’edilizia, dei trasporti, del tessile, del settore dei media, della comunicazione e dell’editoria, dei servizi alla persona, del turismo e della ristorazione. La retribuzione media degli statali è risultata essere superiore rispetto alla media nazionale degli impiegati pari a 30.836 euro lordi annui. Più degli statali hanno guadagnato i lavoratori delle telecomunicazioni (32.159 euro), delle assicurazioni (32.512), dell’automotive (32.626), degli alimentari (32.824), dell’energia (33.034), della chimica (33.296), della metallurgia e siderurgia (33.565) e delle banche (34.288).
Il report dell’Aran non ha limitato il confronto agli impiegati, ma l’ha esteso anche alla categoria dei Quadri che nel settore pubblico ha come corrispettivo contrattuale quella del personale con elevata qualificazione. Tale comparazione, tuttavia, sconta un limite dettato dal fatto che nel pubblico impiego tale area è stata istituita di recente con i nuovi contratti, mentre nel privato la categoria dei Quadri è largamente diffusa e presente. Per questo motivo, osserva l’Aran, il raffronto tra Quadri e elevate professionalità non può prendere in considerazione i livelli retributivi medi (potrà farlo solo tra qualche anno) ma per il momento solo le retribuzioni minime e massime. Ciononostante, anche in questo caso non emergono particolari disallineamenti tra pubblico e privato. A fronte di uno stipendio medio che per i Quadri si attesta a 56.981 euro (con punte di 61 mila euro nel settore bancario e degli alimentari), nel pubblico gli stipendi delle elevate professionalità nei ministeri e nelle agenzie fiscali oscillano da un minimo di 50 mila a un massimo di 70 mila euro. Nelle funzioni locali la retribuzione media si attesta a quota 46.312 euro, ma in questo comparto, osserva l’Aran, “è possibile crescere economicamente in maniera molto rapida grazie agli incarichi di elevata qualificazione”. “Un giovane che entra nella p.a. riceve una retribuzione d’ingresso sicuramente più competitiva rispetto al privato”, ha osservato il presidente dell’Aran Antonio Naddeo. “Ma l’aspetto economico non può essere l’unico elemento da prendere in considerazione: nella p.a. esiste una stabilità del posto di lavoro che non ha eguali così come il rispetto di tutti i diritti del lavoratore, pienamente tutelati dai contratti collettivi nazionali”. “Non è un problema risolvibile con le comparazioni pubblico-privato: ci sono la scarsa flessibilità organizzativa e le condizioni di lavoro che determinano una diversa attrattivita’ tra pubblico e privato, e poi c’è una questione che riguarda i profili professionali e tecnici che, diversamente dagli amministrativi, hanno una diversa spendibilità nel privato. In ogni caso il Ccnl 19/21 ha dato le prime risposte, quindi è ancora più incomprensibile il blocco della contrattazione”, ha replicato la segretaria generale di Funzione Pubblica Cgil Serena Sorrentino.
Francesco Cerisano, ItaliaOggi