Sono 300 i posti a rischio in Sardegna con la riorganizzazione di WindTre. “Con la creazione di due aziende, una di rete e una dei servizi e con la partecipazione di un fondo d’investimento privato nella prima, verranno a mancare tutte le sinergie che un’azienda unica garantisce”, spiegano i segretari regionali Alessandro Randaccio (Slc Cgil), Omar Marras (Fistel Cisl) e Marianna Stara (Uilcom Uil), “ovvero un unico fatturato, un più corretto equilibrio dei costi così come la possibilità delle riconversioni professionali per far fronte alle esigenze di un settore in continua evoluzione come quello delle Telecomunicazioni”.
Oggi dalle 10 alle 12.30, davanti alla sede WindTre in piazza Deffenu, si terrà un presidio organizzato dai sindacati di categoria in concomitanza con lo sciopero nazionale. “Se il progetto aziendale andasse in porto”, sostengono le tre sigle sindacali, “determinerebbe diversi esuberi nelle due singole aziende, che non sarebbero in grado, da sole, di fra fronte alla sempre crescente richiesta di investimenti tecnologici”. “WindTre non è che la punta dell’Iceberg dell’intero settore delle Telecomunicazioni”, sostegnono i sindacati, “che rischia di evaporare stritolata dalla concorrenza sui prezzi e dalla sempre maggiore richiesta di banda, a cui a fare le spese saranno soprattutto le famiglie che da questo settore campano”.
In Sardegna i sindacati hanno chiesto un incontro alla presidenza del Consiglio regionale, mentre a livello nazionale attendono la convocazione di un tavolo al ministero del Made in Italy: “La protesta non si fermerà sino a quando non avremo risposte concrete”, preannunciano Randaccio, Marras e Stara.
“È necessario che il governo risponda alle nostre richieste e apra un tavolo presso il ministero del made in Italy, per ascoltare le proposte delle lavoratrici e dei lavoratori”.