(di Tiziano Rapanà) Sostenibilità è la strada maestra che porta alla frase per ogni ricorrenza. Mesto prezzemolo per ogni pietanza, parole chiave adatta per far parte di quei nuovi libri che contengono frasi buone per tirarti dall’impaccio di dover scrivere un messaggio augurale per le feste comandate o per una frase d’amore che abbia un senso (anche se modesto). Compagna ideale della resilienza, dove tutto si fa sostenibile e resiliente. Io non so se in futuro si terrà un’ideale laicissimo concistoro legato ad un ipotetico re della parola, sovrano culturale che – nei miei pensieri – desidera liberarsi definitivamente del pensiero banale. È un mio uzzolo me ne rendo conto, epperò prima o poi ci si dovrà affrancare dello schematismo. Comunque tanto di cappello a chi la sostenibilità la pratica davvero nella vita di tutti i giorni. In economia, nel proprio lavoro, in agricoltura e soprattutto nel mondo del vino. A tutti i vignaioli (aspiranti o affermati) consiglio di tenere, nel proprio banco di lavoro, un libro utile al proprio lavoro. Il titolo dice tutto, Il vigneto sostenibile (Edagricole). Le autrici, Valeria Fasoli e Costanza Fregoni, sono due esperte della materia. Il manuale vi spiega perfettamente come cominciare a pensare ad un vigneto sostenibile (per le proprie tasche e anche per la natura). Non c’è vuota teoria, è un vademecum che vi spiega ogni singolo passo da compiere: dalla scelta del sito a quella dell’impianto, da un nuovo modo d’intendere la potatura alla gestione del suolo e all’irrigazione. Il libro è adatto a tutti quelli che già maneggiano i ferri del mestiere. Il volume mi sembra un buon regalo da fare a quei parenti che, per diletto, producono vino: qui possono raccogliere delle dritte utili, per far sì che l’hobby porti un po’ di conquibus. Il vigneto sostenibile è altamente sconsigliato a chi non ha mai visto una zappa in vita sua.