Cresce in Africa il mercato delle criptovalute, ma servono normative migliori, considerando che i rischi derivanti dalle risorse crittografiche sono evidenti ed è giunto il tempo di regolamentarle. A sostenerlo è il Fondo Monetario Internazionale in una nota pubblicata in questi giorni sul suo sito dove spiega come il crollo del terzo più grande cambiavalute crittografate al mondo, FTX, e il conseguente calo dei prezzi di Bitcoin, Ethereum e altri importanti asset crittografici, sta spingendo a rinnovare la richiesta di una maggiore protezione dei consumatori e regolamentazione dell’industria delle criptovalute. “La regolamentazione di un sistema altamente volatile e decentralizzato rimane una sfida per la maggior parte dei governi, e richiede un equilibrio tra la minimizzazione del rischio e la massimizzazione dell’innovazione – scrive l’Fmi – Solo un quarto dei Paesi dell’Africa subsahariana regola formalmente le criptovalute”. Tuttavia due terzi dei Paesi africani hanno implementato alcune restrizioni e sei Paesi (Camerun, Etiopia, Lesotho, Sierra Leone, Tanzania e Repubblica del Congo) hanno completamente vietato le criptovalute. Lo Zimbabwe ha ordinato a tutte le banche di interrompere l’elaborazione delle transazioni e la Liberia ha ordinato a una startup crittografica locale di cessare le operazioni (divieti impliciti). “L’Africa – scrive l’Fmi – è uno dei mercati crittografici in più rapida crescita al mondo, secondo Chainalysis, ma rimane il più piccolo, con transazioni crittografiche che hanno raggiunto un picco di 20 miliardi di dollari al mese a metà del 2021”. Kenya, Nigeria e Sudafrica hanno il maggior numero di utenti nella regione. Molte persone usano criptovalute per pagamenti commerciali, ma la loro volatilità le rende inadatte come riserva di valore. I responsabili politici sono anche preoccupati che le criptovalute possano essere utilizzate per trasferire fondi illegalmente fuori dalla regione e per aggirare le leggi per prevenire deflussi di capitali dal continente. L’uso diffuso delle criptovalute, secondo gli esperti del Fondo, potrebbe anche minare l’efficacia della politica monetaria, creando rischi per la stabilità finanziaria e macroeconomica. “I rischi sono molto maggiori se la crittografia viene adottata come moneta a corso legale, come ha fatto di recente la Repubblica Centrafricana. Se le criptovalute sono detenute o accettate dal governo come mezzo di pagamento, potrebbero mettere a rischio le finanze pubbliche”, sostiene il Fondo Monetario Internazionale. La Repubblica Centrafricana è il primo Paese in Africa e il secondo al mondo dopo El Salvador ad aver designato il Bitcoin come moneta a corso legale. Il provvedimento ha messo il Paese in contrasto con la Banca degli Stati Centrafricani (Beac), la banca centrale regionale al servizio della Comunità economica e monetaria dell’Africa Centrale (Cemac), di cui la Repubblica Centrafricana è membro, e viola il Trattato Cemac. L’organo di supervisione del settore bancario della Beac, la Commissione bancaria dell’Africa centrale, ha vietato l’uso delle criptovalute per le transazioni finanziarie nella regione Cemac.