Il Long Covid, la manifestazione dell’infezione a distanza di diverse settimane dal momento del contagio, può presentarsi con sintomi differenti nei più giovani, nei ragazzi e nei bambini. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health – Europe, condotto dagli scienziati dell’University College di Londra.
Nell’ambito del progetto Children and young people with Long Covid (CLoCk), il team, guidato da Terence Stephenson e Snehal Pinto Pereira, ha coinvolto ragazzi di età compresa tra 11 e 17 anni, raccogliendo informazioni sulla loro salute sei e 12 mesi dopo aver eseguito un test PCR per Covid-19. I ricercatori hanno raccolto anche dati sui sintomi manifestati durante l’infezione e nell’arco di tempo del lavoro. In totale, gli scienziati hanno considerato 5.086 bambini, 2.909 dei quali sono risultati positivi a SARS-CoV-2. Stando a quanto emerge dall’indagine, i sintomi riportati cambiavano nel corso dell’anno, con alcune manifestazioni che sono diminuite e altre nuove che si sono aggiunte. Le manifestazioni più comuni negli adolescenti positivi a Covid-19 comprendevano affaticamento, insonnia, perdita dell’olfatto e mal di testa, seguiti da ansia, depressione e nebbia cerebrale. Sebbene la maggior parte dei sintomi avversi mostrasse una chiara tendenza a diminuire, in effetti, alcuni pazienti riportavano la comparsa di stanchezza, mancanza di respiro, scarsa qualità della vita, scarso benessere e affaticamento tra sei e 12 mesi dalla positività al test. Stanchezza e mancanza di respiro erano i sintomi più comuni che tendevano comparire per la prima volta tra i sei e i 12 mesi successivi all’infezione.
“La nostra ricerca – osserva Pereira – suggerisce l’importanza di effettuare misurazioni ripetute sugli stessi individui nel corso del tempo, per tenere traccia dei cambiamenti nelle manifestazioni dei sintomi”.