Una start up al servizio della salute mentale capace di unire il mondo della cooperazione sociale, la sanità e l’imprenditoria digitale su una iniziativa che già nella prima fase sperimentale ha favorito un calo del 10% dei ricoveri ospedalieri. Questo e molto altro è Empaty – Digital Psichological Support’ – www.empaty.org. Il progetto, vincitore del bando IdeeRete 2021 promosso da Assimoco, gruppo assicurativo di riferimento del movimento cooperativo, è stato ideato dalle cooperative sociali Anthropos, Gnosis e Kaleidos, aderenti a Confcooperative che, presso la propria sede nazionale a Roma, ha ospitato il convegno dal titolo ‘L’innovazione al servizio della salute mentale’, nel corso del quale la piattaforma è stata presentata. Maria Pia Cozzari, presidente di Anthropos, scs operante in Puglia, capofila del progetto Empaty ha aperto i lavori sottolineando come “non vi sia salute senza salute mentale. “La pandemia ha scoperto il vaso di Pandora. La diffusione del virus ha generato una sindemia in cui gli aspetti biologici si sono uniti a quelli sociali in una particolare interazione che ha provocato un rischio pericoloso per la vita delle persone e delle comunità”. Bruno Pinkus, psicologo e psicoterapeuta in rappresentanza della Gnosis, scs operante nel Lazio ha riflettuto sulle problematiche della salute mentale durante il periodo post Covid. “La mancata compresenza fisica tra terapeuta e paziente che all’inizio ha rappresentato il grande problema, nel tempo si sta dimostrando perfettamente integrabile. Tanto che vari studi stanno dimostrando che non esistono sostanziali differenze tra i due approcci. Naturalmente tutto sarà da verificare ulteriormente nel tempo, frattanto però, anche in Italia, si stanno approntando procedure per omogeneizzare gli interventi” ha detto il professor Pinkus.“Sicuramente ci sono vantaggi logistici tra i quali in primis quello di raggiungere le persone anche se si trovano in località piuttosto decentrate. Laddove c’è un pericolo di vita, poi, si offre una possibilità di intervento continuo come strumento di prevenzione. Ad oggi possiamo dire di aver evitato almeno il 10% dei ricoveri ai quali, in assenza di una idonea piattaforma psicosociale, con l’approccio ambulatoriale classico si arrivava inevitabilmente, non avendo i mezzi e i tempi necessari a contenere tali quote di angoscia”. Mario Crimi, project manager della Kaleidos, scs operante in Lombardia, si è quindi soffermato sulla presentazione più specifica della piattaforma digitale Empaty. “Gli anni della pandemia, durante i quali l’Italia ha fatto passi da giganti nella digitalizzazione, ha dimostrato come la telemedicina non sia una alternativa ma parte integrante applicabile in tutti gli ambiti che non prevedono il contatto diagnostico tra medico e paziente. Non un’attività sanitaria di serie B”. A dimostrazione di ciò anche il fatto che “è stata citata ben 29 volte nel Pnrr. La telemedicina – ha proseguito – sarà il fulcro per la sostenibilità di un sistema sanitario sempre più diffuso e al servizio della persona. Fondamentale, quindi, sarà anche la formazione di operatori con delle specificità in ambito digitale”. Altro aspetto importante della piattaforma sarà l’interoperabilità, il livello di riservatezza nel corso dei colloqui tra paziente e terapeuta oltre al massimo livello di sicurezza anche nel trasferimento del fascicolo sanitario. Con la possibilità di intervento anche per un terzo elemento (caregiver o medico di medicina generale) che possa intervenire H24. “Un supporto in più al servizio del paziente e in appoggio al terapeuta”. Michele Odorizzi, presidente nazionale Cooperazione e Salute ha sottolineato come la prospettiva sia quella “di integrare la medicina digitale. Come mutua lo dobbiamo fare. Abbiamo chiaro che moltissime prestazioni evolveranno in questo senso. Si tratta di una opzione culturale nuova da promuovere che ci compiace molto. Ciò che noi dobbiamo riuscire a fare è accompagnare le persone rispetto ai bisogni che rappresentano, riuscendo ad innovare costantemente i nostri piani sanitari”. Giuseppe Milanese, presidente nazionale Confcooperative Sanità ha manifestato apprezzamento per le tre realtà allla base di Empaty:”Il vostro esempio è utile non solo per cooperative ma per l’intero sistema che sta vivendo una crisi che riguarda in primis le risorse umane. Il personale è demotivato. La massima aspirazione per i medici tra i 25 e i 35 anni è quella di andare in pensione. Le risorse sono scarse e gli operatori demotivati. Se crescono i bisogni e decresce l’offerta siamo di fronte alla tempesta perfetta. Le nostre istituzioni stanno attraversando una crisi di pensiero e sono incapaci di generare criteri alternativi di risposta. Quello che state immaginando voi invece è un modello di risposta. Come una fontana nel deserto di oggi. A maggior ragione bisogna ampliare conoscenza su quello che state facendo”.