L’ordine di congelare tutti gli atti aziendali, di stoppare di fatto qualsiasi operazione che all’interno delle aziende sanitarie e ospedaliere comportasse nomine e spostamenti ulteriori ha di fatto cristallizzato la mappa del potere sulle posizioni attuali. La cosa ha logica e coerenza, trasferire incarichi, inserire nuovi dirigenti procedere a nomine (cosa che si è fatta tranquillamente in passato) metterebbe la nuova classe dirigente apicale eventualmente scelta dalla giunta che uscirà a febbraio dalle urne di fronte ad una sorta di fatto compiuto. Se spoil system deve essere ebbene meglio così. Questo non tranquillizza nessuno, ma almeno toglie ansie eccessiva da prestazioni. La delicatissima situazione politica nel centro sinistra capitolino e laziale e la candidatura fortissima di Alessio D’Amato comporta una riflessione in più. Guai ai passi falsi, gli attuali manager potrebbero essere infilzati dai vincitori a prescindere dal già fatto, dalle capacità, dalle simpatie politiche. Meglio stare nella buchetta, in fondo si tratta di pochi mesi, e limitarsi alla attività corrente. E gli interessi degli utenti? Le liste d’attesa, le complicazioni legate ad alcune patologie? Pazienza, si aspetta tutti. C’è chi si adegua a questa filosofia e chi si dà egualmente da fare. Dividere la lavagna a metà con i buoni e i cattivi è sicuramente sgradevole, segnalare chi continua a seguire dei percorsi precisi e a movimentare il quadro è comunque legittimo. Matranga, Milito, Frittelli. Ma anche Quintavalle, Mostarda, Cavalli, D’Innocenzo, Ramponi, meritano tutto l’apprezzamento. Francesco Vaia corre per conto suo e Daniela Donetti sta appena prendendo confidenza con il nuovo incarico. Ci vuole pazienza e perseveranza.
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio