(di Tiziano Rapanà) Pietre di acrimonia cadono sulla testa di Morgan. Ma la capoccia è dura, non si farà male. Non capisco quest’aria di diffidenza attorno all’artista monzese. Anomalo per definizione, è un’alterità vivente. Un uomo di così difficile comparazione meriterebbe tappeti rossi ed invece ecco lo scetticismo. Vittorio Sgarbi, neo sottosegretario alla cultura, vuole Morgan a capo di un dipartimento dedicato alla musica. Voci di dissenso mediatico compongono un coretto insignificante che non sa guardare alla qualità, al vissuto artistico (al netto di un eventuale – per sua natura asettico – curriculum vitae). Il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano frena ma non ferma l’iniziativa. Nessun altolà per ora. il ministro pone, giustamente, una questione di metodo. A me intristiscono gli altri, membri dell’opinione pubblica e dello spettacolo tutto, che non esprimono interesse e curiosità per Morgan: costruiscono un castello di perplessità, che è fatto di sabbia. Non c’è consistenza in questo muro, Morgan merita il suo spazio. Per me lui è l’ultimo vero artista futurista vivente, degno compare di Marinetti e soci. Imprevedibile come Palazzeschi e situazionista come Piero Manzoni (che futurista non era). Non brilla per simpatia, ma un’artista non deve essere simpatico: soltanto pienamente sé stesso e dunque altro dalle convenzioni, mode e banalità. Voglio vederlo all’opera, per capire se sarà capace di assolvere il suo compito. Con Morgan all’opera, mi aspetto un giusto spazio per la musica. E spero ad un serio omaggio per i grandi che non ci sono più.