Uscire dalla logica dell’immediato ed essere in grado di darsi una prospettiva a lungo termine, pensando alle nuove generazioni. È un messaggio che Alessandro Benetton (nella foto) rivolge a tutto il Paese, a cominciare dalla sua classe dirigente. Il figlio di Luciano, fondatore del gruppo, presenta a Napoli la sua autobiografia, ‘La Traiettoria’, in un evento organizzato dall’università Parthenope e dal gruppo Giovani imprenditori dell’Unione industriali. “Nel mondo dell’impresa e nella vita, tutti noi abbiamo il problema di dover dare delle risposte nell’immediato – spiega – le aziende hanno le Trimestrali, ciascuno di noi ha il problema quotidiano, ma questo non deve farci perdere la prospettiva a lungo termine”. Per Benetton è questo uno dei problemi che vive oggi l’Italia, essere legati “all’esigenza del momento” e perdere “il senso di traiettoria a lunga gittata, che ha guidato i padri fondatori”. Il momento delicato che viviamo a livello globale può rappresentare un’occasione per cambiare modello e per accelerare una transizione energetica che non può essere più rimandata. Occorre ripartire dal capitale umano, in particolare dai giovani, che “sono il Paese, sono le cose che dobbiamo fare, sono l’innovazione per definizione”, sottolinea. Accanto a questo, c’è il tema della tecnologia e dell’innovazione. “Pensiamo a tutte le applicazioni che nascono ogni giorno e che dovrebbero essere al servizio della nostra vita – ragiona Alessandro Benetton – quello che sta avvenendo può essere una grande opportunità per il cambio di modelli di business, anche di tipo sociale, ma non dobbiamo essere condizionati dalla tecnologia, che è lo strumento, mentre è l’uomo che può fare la differenza”. Non può mancare il passaggio sul Sud e su Napoli, un luogo “dove si possono trovare tutti gli elementi chiave, dai giovani alla ricerca, dal talento alla bellezza”, rimarca Benetton, che precisa di non avere al momento idee imprenditoriali legate alla città, ma mette in luce due aspetti importanti del capoluogo campano. “Uno è conosciuto, quello dell’ospitalità e della capacità empatica – argomenta – che per me sono dei valori, guardando al futuro. L’altro è che avete un sistema di università che è molto rispettato. Io credo molto nella formazione e mi è piaciuto sentire che questa università è associata al Mit di Boston nella ricerca. Questi due elementi, l’accoglienza e la formazione, possono rendere ancora più speciale questa città”.