Segnali di rallentamento per il mercato del Private debt nella prima parte dell’anno. Nel primo semestre la raccolta segna un calo del 24% a 440 milioni di euro, gli investimenti scendono del 29% a 531 milioni, secondo i dati presentati da Aifi, l’associazione degli operatori del settore, in collaborazione con Deloitte. Le cifreI dati si riferiscono all’attività degli operatori attivi nel segmento del private debt, escluse le piattaforme di digital lending e le banche.
L’andamento riflessivo del mercato del private debt, afferm auna nota, è presumibilmente influenzato dal peggiorare della congiuntura a causa della guerra in Ucraina accompagnata dalla crisi energetica e dall’orientamento restrittivo delle politiche monetarie seguite dalle principali banche centrali.
Nel primo semestre del 2022 la raccolta totale (di mercato e captive) si è attestata a 440 milioni di euro, in calo del 24% rispetto ai 576 milioni precedenti, la cifra più alta mai raggiunta nel mercato. Il valore risulta invece raddoppiato rispetto ai 219 e 178 milioni del primo semestre 2020 e 2019. La prima fonte della raccolta di mercato sono stati i fondi di fondi istituzionali e le agenzie governative (42%), seguiti da fondi pensione e casse di previdenza (18%). Guardando alla provenienza geografica, la componente domestica ha rappresentato il 96% della raccolta totale.
Nella prima parte dell’anno sono stati investiti 531 milioni di euro, in calo del 29% rispetto ai 746 milioni del primo semestre del 2021. Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 102 (-18%), distribuite su 49 società (-31%). Escludendo dall’analisi le operazioni (per società oggetto di investimento) di ammontare superiore ai 100 milioni di euro, non presenti nella prima parte del 2022, i dati relativi all’ammontare risultano in crescita del 13% rispetto al primo semestre 2021 (471 milioni) e dell’84% rispetto allo stesso periodo del 2020 (289 milioni). I soggetti domestici hanno realizzato il 62% del numero di operazioni, mentre il 70% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. Il 51% delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, il 43% finanziamenti e il restante 6% strumenti ibridi. Il 74% delle operazioni ha come obiettivo lo sviluppo delle società, il 21% la realizzazione di operazioni di buy out e il 5% il rifinanziamento del debito. Per quanto riguarda le caratteristiche degli strumenti, la durata media è di 6 anni, mentre il tasso d’interesse medio è stato pari al 5,2%.
Complessivamente, a livello geografico, la prima regione resta la Lombardia, con il 23% del numero di operazioni, seguita dal Veneto con il 14%. Con riferimento alle attività delle aziende target, al primo posto con il 18% degli investimenti troviamo il settore dei beni e servizi industriali, seguito dal medicale, con il 16%. A livello di dimensione delle aziende target, coerentemente con la crescita dell’ammontare medio investito, il 42% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 250 addetti (56% nel primo semestre 2021).
“I risultati di questo primo semestre risentono delle crisi in corso dovute al perdurare della guerra, all’innalzamento dei costi energetici e dei tassi di interesse” dichiara Innocenzo Cipolletta, nella foto, Presidente AIFI, “La contrazione della raccolta comporterà una riduzione delle risorse da destinare al supporto delle iniziative di crescita imprenditoriale”.
Nel primo semestre del 2022, le società che hanno effettuato rimborsi sono state 84 (134 nello stesso periodo dell’anno precedente, -37%), per un ammontare pari a 101 milioni di euro (-50% rispetto ai 204 della prima parte del 2021). L’81% del numero di rimborsi ha seguito il piano di ammortamento.