Il porto di Taranto attraversa un periodo difficile tra traffico merci in regressione, mancato decollo dell’attività del terminal container, affidato in concessione al gruppo turco Yilport, e possibili rallentamenti del progetto dell’Eco Industrial Park nell’area dell’ex Distripark a seguito della riflessione in corso tra i privati della società su costi aumentati e scenario complessivo incerto. Sul traffico merci, gli ultimi dati resi pubblici, quelli di agosto 2022 confrontati su agosto 2021, archiviano un trimestre estivo, giugno-luglio-agosto, alquanto pesante con un calo complessivo a due cifre. È stata infatti del 34,5 per cento la diminuizione ad agosto, del 27 a luglio, del 23,4 a giugno. E anche nei primi tre mesi del 2022, il calo è stato nell’ordine di due cifre percentuali. Si salva dalla sfilza di segni meno soltanto aprile, con un più 51,8 di aumento sul 2021, mentre a maggio il calo è stato più contenuto: 8,2 per cento. Ed è probabilmente l’exploit temporaneo di aprile che attenua la negatività della classifica semestrale del 2022 con -9,5 per cento sul 2021.
Ad agosto scorso, paragonato sullo stesso mese del 2021, si registrano -62,1 per cento di merci in container, -49,3 di rinfuse solide (le materie prime per l’ex Ilva), -13 di rinfuse liquide e 407 teu in meno, l’unità di misura dei container. Giù, inoltre, del 40,2 per cento gli sbarchi e del 25,1 gli imbarchi. “Se Acciaierie d’Italia riduce movimento ed attività, è chiaro che il porto ne risente pesantemente – commenta Carmelo Sasso, segretario Uil Trasporti -. L’ex Ilva è ancora il principale cliente del porto. Il terminal Yilport? Attendiamo che la società concessionaria dia seguito agli impegni. Abbiamo già detto come sindacati che apprezziamo la loro volontà di intensificare il marketing commerciale ed aprirsi al territorio, ma adesso servono i fatti. Servono lavoro e merci, che ad oggi sono pesantemente deficitari”. Sulla frenata, invece, del proget Sulla frenata, invece, del progetto dell’Eco Industrial Park (un project financing tra privati ed Authority, 212,462 milioni di euro di investimento ed un’attività tra lavorazione e trasformazione dei prodotti agroalimentari, logistica del freddo, servizi di logistica collegati al porto ed energia rinnovabile), Sergio Prete, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, osserva “che le valutazioni fatte dai privati circa l’aggravio dei costi di realizzazione, il caro energia e l’incertezza dello scenario e delle prospettive in cui quest’infrastruttura ora si collocherebbe, sono purtroppo comuni a tanti altri settori e a tanti altri investimenti”.
“L’Authority – conclude il presidente Prete – attenderà il documento chiesto dalla società che si è candidata ad investire. Documento che è la fideiussione. Qualora non dovesse arrivare, saremmo purtroppo costretti ad archiviare la pratica. E a quel punto lanceremmo il nostro appalto: quello da 50 milioni del Pnrr per le opere primarie nell’area. Non possiamo certo non utilizzare risorse pubbliche così importanti”.