La crescita controllata dei geni durante la giovinezza potrebbe guidare l’invecchiamento delle cellule staminali del sangue in età avanzata. A suggerirlo uno studio, pubblicato sulla rivista Blood, condotto dagli scienziati del Leibniz Institute on Aging – Fritz Lipmann Institute (FLI), che hanno esaminato le funzioni di Igf2bp2. Questo gene, spiegano gli autori, è legato all’attivazione, alla crescita e al metabolismo delle cellule staminali ematopoietiche, da cui hanno origine tutte le cellule del sangue e del sistema immunitario. Nell’arco di tutta la durata della vita, continuano gli esperti, il sangue viene reintegrato grazie alle cellule staminali ematopoietiche, che tuttavia tendono a perdere la propria funzionalità in età avanzata.Il team, guidato da K. Lenhard Rudolph, ha utilizzato un modello murino per esplorare i meccanismi genetici responsabili dell’invecchiamento delle cellule staminali del sangue. Il gruppo di ricerca ha scoperto che in assenza del gene Igf2bp2 la perdita della funzionalità delle cellule staminali associata all’invecchiamento è sorprendentemente ridotta. “Il nostro lavoro – commenta Lenhard Rudolph – suggerisce che la funzione del gene Igf2bp2 nei primi anni di vita possa portare all’invecchiamento delle cellule staminali che si verifica con l’avanzare dell’età. I risultati sperimentali indicano che l’attivazione della crescita e del metabolismo nei topi giovani anticipa la successiva perdita di funzione delle cellule staminali ematopoietiche e la inscrive nella memoria della cellula”. “I principi meccanicistici alla base di questa memoria cellulare sono ancora in gran parte sconosciuti – precisa l’autore – ma se riuscissimo a capirli appieno, si potrebbero sviluppare nuove terapie volte a migliorare la salute delle persone in età avanzata”.