I prezzi dell’energia in Europa si manterranno elevati fino al 2023. E’ quanto emerge nel report di S&P Global Ratings intitolato ‘The Energy Transition and What It Means For European Power Prices And Producers’. Il caro-energia – prosegue il report – deriva principalmente dall’aumento dei prezzi di gas e, in misura minore, del carbone, che a gennaio 2022 si è avvicinato ai 90 euro a tonnellata. Anche la ripresa della domanda sosterrà l’alto livello dei prezzi. Dopo il 2022, S&P si attende una maggiore volatilità dei prezzi legata al clima, data l’accelerazione in Europa nella dismissione della generazione termica e nucleare di base, che le rinnovabili non potranno pienamente sostituire nei prossimi tre anni. I produttori energetici europei, secondo S&P – beneficeranno dei prezzi elevati. I loro portafogli sono pienamente coperti fino al 2022, dopodiché beneficeranno di prezzi relativamente alti, supportando così gli investimenti nella transizione energetica. Ciò è positivo anche per lo sviluppo del Power Purchase Agreement (PPA) europeo per le energie rinnovabili, grazie a prezzi favorevoli e buoni margini, ma aumenta la pressione sui fornitori di energia, che generano meno di quanto vendono. I prezzi elevati dell’energia implicano anche un aumento dei rischi politici per le società di utility. Questo perché è necessario gestire il tema della sicurezza nell’approvvigionamento e dell’accessibilità economica. L’Italia – conclude lo studio – resta in testa alla classifica dei prezzi energetici per tutto l’orizzonte di previsione di S&P, con una penetrazione delle rinnovabili relativamente bassa e l’eliminazione graduale del carbone che la rende sempre più dipendente dal gas per bilanciare offerta e domanda.