(di Tiziano Rapanà) Ricordo con debole nostalgia, gli anni della vita universitaria. Non è stata, a mia memoria, così sfrenatamente spensierata ma comunque piacevole. Rammento una sosta a pranzo con dei colleghi di corso in un’osteria alla buona. Qui si mangiavano i piatti poveri della tradizione locale a prezzi onesti, alla portata di noi studenti. Il menù proponeva leccornie come la pasta e fagioli, le penne al forno, fave e cicorie e trippa con le patate. La trippa fu accuratamente evitata da quasi tutti i commensali, tranne uno. Non ero io, ma un mio amico. Anch’io mi ero lasciato contagiare dal temibile virus del pregiudizio. Non è dannoso, o ancor peggio letale, come il covid. Epperò è capace di obnubilare la mente, non più in grado di consegnarsi al dominio di messer raziocinio. E trippa per me non fu. Ma il mio amico la mangiò con piacere, con il malcelato disgusto dei miei colleghi. Non mi era chiara allora, e figuriamoci adesso, l’acrimonia per la regina delle frattaglie. La trippa è uno degli alimenti più nazional popolari della tradizione culinaria nostrana. Con lei si celebra il trionfo del quinto quarto, che ha scatenato la creatività dei cucinieri più affezionati alla semplicità. Non nego che son sempre parti ricavate dallo stomaco del bovino (o in Abruzzo, dell’agnello), ma non penso sia il caso di fare gli schizzinosi. Nei paesi del terzo mondo, gli abitanti consumerebbero a iosa questa prelibatezza, che costa poco (anche se meno di un tempo) e fa bene. L’alimento è ricco di proteine, è ipocalorica (si parla di 108kcal per 100 grammi di prodotto) e dunque consigliata per il consumo in un regime di dieta dimagrante. Contiene le vitamine del gruppo B e vitamina C, oltre che notevoli quantità di calcio, potassio, ferro e fosforo. Pertanto è utile per prevenire l’osteoporosi. Mangiate tranquilli e abbandonate la fisima, figlia del più stupido dei pregiudizi. Sul web trovate tantissime ricette per sfogare la vostra fantasia con la trippa. Provatela in umido con le patate, alla marchigiana o alla romana. Sono tanti gli estimatori della trippa, tra questi il super esperto di enogastronomia Edoardo Raspelli.