(di Tiziano Rapanà) Non è stato un buon anno per la produzione di castagne e marroni. C’è stato un crollo della produzione: tutta colpa dei danni ingenti che hanno portato alla mancata raccolta dei frutti sull’Appennino bolognese. Questa è una sciagura per un territorio che vive del settore della castanicoltura. Il clima torrido di luglio e agosto non ha aiutato a creare le condizioni per un periodo prospero: la forte siccità ha condizionato in negativo la produzione autunnale dei frutti. Secondo Confagricoltura Bologna, c’è stato un calo del 40% rispetto ai valori registrati nel 2020: si parla di 7 quintali medi per ettaro contro i 4,5-5 quintali per ettaro stimati quest’anno. “La situazione è complicata – spiega Claudio Cervellati, responsabile dell’Ufficio Forestazione di Confagricoltura Bologna – perché la siccità estiva ha influenzato in maniera negativa la raccolta, facendola iniziare molto più in ritardo rispetto al solito e riducendo la capacità produttiva delle piante”. Una situazione che porta a valutare anche gli invasi d’acqua contro la siccità. La possibilità degli invasi è molto interessante ma non di facile realizzazione, spiega però Confagricoltura, perché il territorio dell’Appennino è molto critico da un punto di vista idrogeologico. Ci vorrà del tempo, tuttavia è una strategia che deve essere studiata nei minimi dettagli. Anche Renzo Panzacchi, presidente del Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese, analizza la questione sotto la lente del puro pessimismo: “C’è grande rammarico perché l’allegagione (la fase iniziale di sviluppo dei frutti) era stata perfetta, quasi da manuale, e c’erano tutti i presupposti per superare la produzione dello scorso anno” Purtroppo, spiega il presidente, “i due mesi di totale siccità di agosto e settembre hanno causato problemi per la nutrizione dei ricci che, invece di contenere i tradizionali 2-3 frutti ciascuno, ne hanno generato uno solo in quanto privi del nutrimento necessario”. Oltre alla siccità, non sono mancati i danni causati dagli insetti: parlo delle temibili cydie, lepidotteri che infestano le castagne penetrando nel frutto, e il cinipide del castagno. “Se da una parte non abbiamo riscontrato problemi dovuti dalle fitopatie, purtroppo permane quello delle cydie, i frutti prodotti sono stati meno del solito e gli insetti li hanno colpiti ripetutamente causando un danno intorno al 40%. Per quanto riguarda invece il cinipide, le maggiori difficoltà sono state registrate nella zona di Castel Del Rio nella Vallata del Santerno, in territorio imolese, mentre la situazione appare più rosea nell’Appennino Bolognese”. Purtroppo il problema non riguarda solo il clima, per le aziende sarà problematico chiedere un risarcimento. La strada non è facile perché gli indennizzi vengono riconosciuti in caso di danni del 30% sul totale del raccolto totale. E Confagricoltura sottolinea che “qui non si tratta di realtà monocolturali. Pertanto diventa impossibile ottenerli se altre campagne produttive sono andate fortunatamente meglio”.