Nel mese di ottobre è stata annunciata l’intesa storica sulla Global minimum tax, ora accettata anche dall’Irlanda. Questa ha già prodotto effetti positivi nelle relazioni fra Stati Uniti ed Europa, grazie a un “accordo transitorio” siglato da sei Paesi: Stati uniti, Italia, Francia, Spagna, Austria e Regno Unito.
L’accordo prevede che i Paesi firmatari si impegnino ad abolire le tasse sui servizi digitali e che gli USA ritirino i dazi punitivi del 25% su alcune categorie di prodotti, aspettando che l’accordo definitivo sulla Global Tax entri in vigore nel 2023.
L’accordo globale raggiunto in sede OCSE/G20 si basa su due punti importanti: la tassazione dei profitti realizzati nei paesi dove si svolge l’attività commerciale e aliquota minima del 15% imposta sulle multinazionali. Ora si attende l’ok dei leader mondiali al G20 previsto per il 30-31 ottobre a Roma.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano ha commentato l’accordo affermando che “rappresenta una soluzione pragmatica che aiuta a garantire che i Paesi citati possano concentrare i loro sforzi collettivi sulla riuscita attuazione dello storico accordo” e “consente la cessazione delle misure commerciali adottate in risposta alle imposte sui servizi digitali”.
Il ministro delle Finanze britannico, il Cancelliere Rishi Sunak, invece ha sottolineato “questo accordo significa che la nostra imposta sui servizi digitali è protetta sino al 2023, quindi le sue entrate possono continuare a finanziare servizi pubblici vitali”.
Secondo l’ambasciatrice Katherine Tai l’accordo “aiuterà a porre fine alla corsa al ribasso sulla tassazione delle società multinazionali livellando il campo di applicazione dell’imposta sulle società”.