“Il sistema produttivo nazionale”, temprato dalle “profonde crisi economiche dello scorso decennio” è “diventato più solido e competitivo e questo gli ha permesso di reggere meglio di altri gli effetti devastanti della pandemia”. Lo ha affermato, intervenendo a un evento , il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nella foto, per il quale, del resto, “i dati parlano chiaro: la ripresa italiana è avviata verso il +6% di Pil in questo 2021” e “la nostra industria è stato il principale fattore di tenuta dell’economia nazionale che da metà 2020 in molti settori è già tornata a livelli di produzione pre-pandemia grazie a un recupero avvenuto a tassi superiori” rispetto all’industria tedesca e francese. Adesso, ha aggiunto Bonomi, “il vero punto non è il rimbalzo in corso quest’anno”, ma “la sfida è il tasso di crescita dal 2022 in avanti che deve essere solido e duraturo per garantire un futuro sostenibile al Paese”. Una sfida, ha sottolineato il presidente di Confindustria, “resa difficile dall’attuale contesto internazionale”, con “i prezzi delle materie prime schizzati in alto, così come i prezzi dei certificati di emissione della Co2 e i costi marittimi da e per la Cina”, senza dimenticare “la carenza di semiconduttori” che “blocca già a singhiozzo, da mesi, la piena produzione di molti settori, a cominciare dall’automotive”. “Ciascuno di questi problemi – ha concluso – non può trovare adeguate soluzioni sul piano nazionale, ma necessita di una serie di rapide ed efficaci risposte a livello internazionale: in questa direzione i governi di Italia, Francia e Germania dovrebbero arrivare a posizioni comuni da illustrare al Consiglio europeo”.