Il passaporto vaccinale, da esibire per soggiornare in hotel e partecipare ad eventi, è una misura introdotta in molti Paesi per ripristinare la libertà di movimento e incoraggiare la vaccinazione contro il Covid-19. Tuttavia, un nuovo studio dell’Imperial College di Londra e pubblicato sulla rivista Vaccines evidenzia che proprio tale incentivo per la salute pubblica potrebbe ostacolare, in maniera più o meno consapevole, la decisione di molti soggetti di sottoporsi al vaccino anti-Covid. Il motivo, secondo i ricercatori, è nella ‘mancanza di libero arbitrio’ percepita. Lo studio, infatti, ha trovato un legame tra l’esitazione al vaccino contro il covid-19 e mancanza di scelta sui passaporti vaccinali. I risultati, tratti da sondaggi su 1.358 persone nel Regno Unito e in Israele, due paesi con alti tassi vaccinali, hanno evidenziato che le persone che si sentono minacciate nel loro personale senso di autonomia hanno probabilità minori di sottoporsi al vaccino. I ricercatori hanno intervistato 681 persone nel Regno Unito e 677 in Israele per misurare i bisogni di autonomia (un sentimento di libero arbitrio nel prendere le proprie decisioni), competenza (una sensazione di essere in grado di raggiungere i propri obiettivi e superare le sfide) e di relazione (sentirsi preso in considerazione e compreso dagli altri), così come la misura in cui questi bisogni sono stati soddisfatti (‘soddisfatti’) o insoddisfatti (‘frustrati’). Hanno anche chiesto quanto fossero disposti i partecipanti (o se fossero, se fossero già stati vaccinati) a farsi vaccinare, da 1 (per niente disposti) a 5 (estremamente disposti). Quindi hanno misurato gli atteggiamenti nei confronti dei passaporti vaccinali sottoponendo loro tre diversi scenari. La vaccinazione è il modo più efficace per ridurre i decessi e le malattie gravi da covid-19 e gli attuali vaccini hanno dimostrato alti livelli di protezione contro le infezioni. La maggior parte degli adulti nel Regno Unito (57,3%) e in Israele (62,3%) sono ora completamente vaccinati, ma l’11% degli adulti idonei nel Regno Unito e il 15% in Israele devono ancora ricevere una prima dose. Questi gruppi non vaccinati potrebbero minare l’immunità di gregge, che richiede il raggiungimento di una soglia di individui vaccinati per garantire la sicurezza delle persone che non possono sottoporsi al vaccino. Tuttavia, non si sa molto sui fattori psicologici in gioco nell’esitazione ai vaccini e su come affrontarli. Questo studio osservazionale non è in grado di identificare i nessi causali, ma i risultati dimostrano una solida relazione tra i bisogni psicologici e la volontà delle persone di farsi vaccinare. Questo va considerato nelle strategie governative perché “Se gli incentivi per la salute pubblica frustrano i bisogni psicologici allora potrebbero paradossalmente ridurre la disponibilità delle persone a farsi vaccinare” dichiarano i ricercatori. Altro effetto indesiderato, se si ignorano i bisogni psicologici dei cittadini, potrebbe essere una minore adesione vaccinale una seconda o terza dose di richiamo. Inoltre, non riuscire a soddisfare i bisogni psicologici può danneggiare il benessere delle persone, quindi le politiche frustranti per i bisogni potrebbero aggiungersi al già pesante fardello della pandemia sulla salute mentale delle persone, concludono gli autori.