Cambia il quadro, altre strategie, altri fronti sui quali misurare le capacità manageriali. Con l’evoluzione del fronte pandemico per i direttori generali della sanità laziale si apre una nuova stagione, fatta di implementi di hub vaccinale e di caccia senza quartiere riottosi, alle migliaia di utenti che di vaccino non vogliono nemmeno sentir parlare. A giudicare dalle dichiarazioni dell’assessore Alessio D’Amato la situazione della realtà sanitaria regionale ė migliore di altre, l’azione di contrasto ha una certa efficacia, ma gestire un momento di obiettiva crisi come è quello che stiamo vivendo non è facile. C’è la routine da gestire, le ferie, la difficoltà di garantire i turni nei servizi essenziali, la pressione di una utenza che dopo un anno di sosta ha creato liste d’attesa imbarazzanti, migliaia e migliaia di esami arretrati. Alcuni direttori generali si muovono molto sul campo, spingono e sollecitano il territorio, come Cristina Matranga (Asl Roma 4) e Marta Branca (Asl Roma 3), altri giocano in difesa risolvendo le emergenze che di volta in volta si propongono, altri ancora che faticano ancora a prendere le misure delle strutture a loro assegnate. E non è tanto una questione di capacità, di professionalità quanto di capacità di adattamento e spesso di capacità di programmare, di immaginare, di creare canali di comunicazione con il territorio e con gli utenti senza farsi soffocare dalle piccole contingenze quotidiane. Questa estate complicata ha messo alla prova duramente molti Dg, ma ha riservato anche delle sorprese positive.
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