Da diverse settimane Bruno Giordano è alla guida dell’Ispettorato nazionale, scelto dal ministro Orlando al fine di arginare la strage continua degli incidenti sul lavoro. In un colloquio con l’ANSA spiega progetti e strategie per la riforma dell’organismo. Giordano mette al corrente delle prime iniziative avviate, come la task force operativa da alcuni giorni nelle campagne di diverse regioni di cui ha già all’attivo decine di ispezioni contro il caporalato ed illustra le linee guida che intende seguire.
Secondo i dati Inail, sono 538 i morti del primo semestre dell’anno a cui si sono aggiunti i morti degli ultimi giorni. Nell’ultima settimana l’Ispettorato nazionale del lavoro ha fatto controlli in decine di aziende tra Prato e Milano (64 solo nella cittadina toscana), di queste, ne sono “risultate irregolari il 100%”.
Giordano evidenzia come irregolarità e lavoro nero si annidino spesso “nelle zone a più alta attività del Centro e del Nord e non nelle aree depresse, e del Sud”. Il fenomeno è particolarmente diffuso nelle Pmi che sono quasi il 90% del tessuto produttivo italiano. Nel 2020, ricorda, il 79,3% delle aziende controllate è risultato irregolare. Agire è quindi “una priorità d’azione”, come ha spiegato il ministro del Lavoro: “siamo qui per fare meglio, per rafforzare le strutture per dare una risposta che non sia soltanto quella del cordoglio”.
“Una nuova intelligence”, “una strategia chirurgica nell’individuare le imprese da controllare”, “più ispezioni e mirate”, sono i principali strumenti evidenziati dal neo direttore dell’Inail, il quale potrà contare su 2.000 ispettori in più rispetto all’attuale organico, di cui 800-900 arriveranno entro la fine di quest’anno. Giordano punta all’ “interoperabilità delle banche dati con gli altri enti di vigilanza, Inps, Inail e anche le Asl e ad una nuova struttura ispettiva centralizzata e territoriale”. “Serve una nuova intelligence e una selezione delle imprese da ispezionare attraverso parametri dati dalla grandezza e dalla categoria delle aziende”. Anche perché mondo del lavoro è in continuo mutamento: basti a pensare al caporalato non più legato ai settori tradizionali, agricoltura e edilizia ma che è esploso anche nella logistica e tra i rider. “Il nostro lavoro è centrato su due pericoli diversi: il lavoro nero che riguarda praticamente tutti i settori anche se la maggior parte delle violazioni sono nel manifatturiero, nell’ alberghiero e nella ristorazione; e poi gli infortuni: il primo tra i settori e quello dell’edilizia. Il fenomeno riguarda soprattutto le piccole e medie imprese che sono quelle più suscettibili di distrazione dalle regole: orari, contratti, tutti fattori che spesso sono concause con gli infortuni”. “Il lavoro nero è sempre insicuro ma gli infortuni capitano anche dove c’è un lavoro regolare, come ad esempio negli ultimi casi di cronaca. In questi casi si è trattato di infortuni in luoghi regolari ma dove si è verificata mancanza di formazione o orari di lavoro lunghi o uso inadeguato di attrezzature e macchinari; lo spaccato italiano è questo”. “Noi -conclude- dovremo scovare cercare i settori e le aziende in cui questo si verifica con maggiore frequenza e maggiore gravità. Per fare questo dovremo avere del personale preparato. Intendo avviare entro l’autunno la scuola di formazione per i nuovi ispettori”.