(di Tiziano Rapanà) Le olimpiadi sono nel vivo del loro agire agonistico. Vi faccio una confessione (mi raccomando, che resti tra noi): non sto guardando i giochi in tv. Non è colpa mia, ma di Giampiero Vigorito che mi ha conquistato con il suo bel libro sulle olimpiadi. SI chiama Leggende olimpiche (Iacobelli Editore, 28 euro) e racconta i cento momenti cruciali che hanno infiammato i giochi olimpici. Lo so, dovrei fiondarmi davanti alla tv e assaporare ogni momento, godere delle imprese dei magnifici campioni italiani che stanno facendo incetta di premi. Ma la lettura mi costringe ad avere un approccio più intellettuale alla cosa. Il libro riporta le imprese mitiche di atleti che hanno emozionato e commosso il mondo, arrivando persino a mutare il corso della storia. Dalla medaglia d’oro del lampo d’ebano, Jesse Owens, nella Berlino del 1936 alla paura di volare del più grande pugile di tutti i tempi Cassius Clay, fino alla grazia ineguagliabile delle ginnaste Olga Korbut e Nadia Comaneci, senza dimenticare altre leggende del nuoto come Mark Spitz, Ian Thorpe o Michael Phelps e dell’atletica come Paavo Nurmi ed Emil Zatopek, Sebastian Coe e Steve Ovett per poi tagliare virtualmente il traguardo con i dominatori della velocità come Carl Lewis e Usain Bolt. Il libro ripercorre memorie, aneddoti e curiosità sulle più straordinarie imprese sportive, non manca una nota d’orgoglio per le storie di italiani e italiane sul podio: Pietro Mennea, Sara Simeoni, i fratelli Abbagnale, Novella Calligaris, Jury Chechi, Valentina Vezzali e molti altri indimenticabili campioni. Con buona pace di Aldo Montano e Federica Pellegrini, continuo a sfogliare Leggende olimpiche: è diventato un vizio, una sublime dipendenza. Se amate il genere, prenotate il volume in libreria o sulle piattaforme online. Leggende olimpiche è cibo ghiotto per il collezionista bibliofilo, innamorato della rarità nemica della banalità che domina le classifiche dei libri più venduti.