Stiamo per assistere ad una improvvisa, brusca inversione a U? Abbiamo appena finito di compiacerci per la “fine” della pandemia, anche l’odioso “non abbassare la guardia” si sente pronunciare sempre meno dai responsabili della sanità nazionale e regionale, poi improvvisamente si stente suonare (ma da lontano) la sirena dell’allarme. C’è la variante Delta a mettere in crisi la nostra sicurezza, a rendere precarie le nostre vacanze. Abbiamo appena buttato nel cestino la mascherina, che si fa? Timidamente le segnalazioni arrivano da qualche parte d’Italia, gli esperti da salotto tv cominciano a rialzare la testa, dall’estero arrivano notizie inquietanti (600 giovani contagiati dopo una festa in spiaggia, Israele sul piede di guerra. Giappone e Australia fanno scattare le contromisure, in Gran Bretagna è un delirio) ma noi abbiamo paura di dare la sveglia agli italiani. Siamo ancora alla seconda dose del vaccino e al neonato green pass. Vogliamo mettere sul chi vive la gente? Ancora una volta ci troviamo di fronte a dei Dg virtuosi e a dei manager meno pronti a reagire, a rompere la routine appena modificata. C’è quello che cascasse il mondo il venerdì se ne va in week end lungo, quello che resta confinato nel suo enorme studio e filtra gli appuntamenti, chi continua a pensare a quale sia il profilo giusto da mostrare alle tv locali, chi decide di non invertire la rotta (abbiamo appena chiuso i reparti covid, chi li sente gli operatori). C’è aria di vacanza, nessuno ci rinuncia. Inutile fare nomi e cognomi, il “territorio” si farà sentire tra qualche settimana. I soliti esperti ci danno un paio di mesi di tregua, ma se per una volta fossero troppo ottimisti? E’ più facile per i manager delle aziende ospedaliere gestire la situazione, le Asl hanno un territorio da controllare e la necessità di andarsela a cercare, la variante Delta. Ciò che presuppone una strategia. Chi è abituato solo a controllare i conti o le statistiche di un reparto gira a vuoto.
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio