Esplode in Romagna, come in tutta Italia, il fenomeno dei balli abusivi e dei ‘rave’ clandestini e diffusi sul territorio. Dopo quanto accaduto nel Lodigiano, la questione è particolarmente evidente in riviera, primo distretto turistico d’Europa, con tassi di prenotazione già da sold-out. A Rimini sembra praticamente impossibile impedire che le persone si alzino in piedi durante un aperitivo o un after-dinner muovendo anche e bacino a ritmo di musica in una sorta di gesto liberatorio dopo i mesi di costrizione causa pandemia. Ma se da una parte sono le persone che appaiono incontenibili, dall’altra ci sono anche imprenditori del turismo che in barba ai divieti favoriscono il fenomeno. Ad esempio in alcuni campeggi del Ravennate al sabato sera si balla a bordo piscina con tanto di dj-set e vocalist chiamati per l’occasione. In pratica gli unici luoghi rimasti chiusi sono esclusivamente quelli legalmente dedicati a questo tipo di attività, con l’evidente irritazione dei gestori e delle organizzazioni di categoria. “E’ purtroppo accertato – dice Jamil Sadegholvaad, assessore comunale riminese alle attività produttive – che sono situazioni di questo tipo quelle che si rivelano essere più a rischio, quelle dove si creano le condizioni nelle quali il virus, che oggi appare più sotto controllo, può invece riprendere vigore e circolare, nel peggiore dei casi dando origini a focolai. Il settore dei locali da ballo, asse portante dell’offerta turistica e di intrattenimento della nostra Riviera – aggiunge – è in sofferenza da oltre un anno e mezzo e oggi è l’unico ad essere ancora fermo al palo in una stagione che pare essere ripartita di slancio. È evidente si tratta di una tipologia di attività che in questa delicata fase richiede le maggiori cautele, ma allo stato attuale è doveroso dare alle migliaia di operatori del settore l’opportunità di riprendere a lavorare, anche alla luce delle situazioni irregolari se non totalmente abusive che si verificano continuamente e difficili da controllare. Sono condivisibili gli appelli degli addetti ai lavori che, dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico alla riapertura delle discoteche in zona bianca, attendono dal Governo indicazioni precise e regole certe e sostenibili rispetto a green pass, contingentamento degli ingressi, tracciamento. È proprio questo alto standard di sicurezza – conclude – che si chiede venga adottato dai gestori dei locali ad essere la migliore garanzia per i nostri giovani che hanno il legittimo desiderio e bisogno di tornare a ballare a divertirsi”.