Anno nero per l’economia toscana: nel 2020 il Pil regionale a causa della pandemia ha segnato un -9% rispetto all’anno precedente, una contrazione più intensa rispetto alla media del Paese. Tra i settori più colpiti il terziario che ha registrato un calo del 12% del fatturato. A ‘certificarlo’ è il report ‘L’economia in Toscana’, redatto dalla Banca d’Italia sulla base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter). Ma ci sono segnali positivi per il futuro: secondo quanto riportato la flessione del Pil regionale “si è attenuata nei mesi estivi per poi intensificarsi nello scorcio dell’anno, in concomitanza con la seconda fase del contagio e con l’introduzione delle nuove misure restrittive. Il quadro migliorerebbe nell’anno in corso, con la progressiva implementazione del piano vaccinale e l’allentamento delle misure restrittive”. A livello di impatto nei settori produttivi, dietro al crollo del settore terziario ci sono le imprese industriali, soprattutto quelle più piccole e internazionali, che hanno perso nell’ultimo anno il 6%, mentre il settore edile ha segnato un -5%. A livello di vendite estere le produzioni regionali hanno registrato una contrazione del 6,2%, in particolare nei comparti di moda e meccanica, anche se con numeri più contenuti rispetto alla media italiana. “Gli effetti della crisi innescata dalla pandemia sull’occupazione regionale – annota il rapporto della Banca Italia sono stati considerevoli. Il calo degli occupati (-1,3%) ha colpito maggiormente la componente femminile (-2,2), il lavoro autonomo (-2%), i servizi, in particolare commercio, alberghi e ristorazione (-4,8%), concentrandosi nella componente a tempo determinato”. Per la prima volta dal 2014, inoltre, è tornata a crescere la quota di giovani Neet (non occupati e non in formazione), che si è attestata al 17%. Il peggioramento delle condizioni di mercato si è ripercosso sul reddito disponibile e sui consumi delle famiglie, interrompendo la fase di crescita in atto da oltre un quinquennio in Toscana. Secondo la Banca d’Italia “nel 2020 il reddito disponibile è calato di circa il 2,8% rispetto all’anno precedente mentre i consumi si sono ridotti dell’11,9% (a prezzi costanti).La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e la povertà sono aumentate durante la pandemia, accrescendo i divari socio-economici; gli interventi pubblici hanno tuttavia contribuito ad attenuarne l’incremento”. Tuttavia nell’anno passato il credito bancario regionale è tornato a crescere (3,1% in dicembre) riflettendo il forte recupero dei finanziamenti alle imprese (4,3), che si è consolidato anche nel primo trimestre del 2021. La dinamica, spiega il rapporto, “è in gran parte riconducibile alle politiche di sostegno adottate per contrastare la carenza di liquidità, principalmente tramite la concessione di garanzie pubbliche sui prestiti alle PMI”. Se nel 2020 la spesa corrente primaria è cresciuta in Toscana, in connessione con maggiori spese sanitarie e trasferimenti a favore di imprese e famiglie, la spesa per investimenti ha subito invece una fase di ristagnamento. Sul fronte sanitario le nuove assunzioni realizzate per fronteggiare l’emergenza hanno portato la dotazione di personale sanitario a quota 7.000 unità (19 addetti ogni 10.000 abitanti).
In conclusione il report economico sottolinea l’importanza dello sviluppo digitale, “che rappresenta un fattore indispensabile per sostenere la competitività di un territorio. La crisi pandemica ne ha evidenziato la rilevanza: la connettività, le tecnologie e le competenze digitali hanno rivestito un ruolo fondamentale nella prosecuzione delle attività lavorative, dei processi produttivi e nella fruizione di servizi pubblici e privati”. Per la Banca d’Italia, “il grado di digitalizzazione della Toscana risulta in media superiore a quello del Paese, sebbene emergano talvolta ritardi nella diffusione di tecnologie più avanzate, come la copertura del territorio con banda ultraveloce o l’utilizzo da parte delle imprese delle tecnologie digitali più innovative”.