I ragazzi con problemi di salute mentale durante la pandemia sono stati associati a una svolta positiva, mentre i giovani in buone condizioni sembrano aver sperimentato un notevole declino. Lo rivela uno studio, pubblicato sul Journal of Adolescent Health, condotto dagli scienziati della Lancaster University e dell’Università della British Columbia in Canada, che hanno coinvolto 886 adolescenti di età compresa tra 10 e 16 anni. Stando all’interpretazione del team, guidato da Yang Hu dell’Università di Lancaster, e Yue Qian dell’Università della British Columbia, i ragazzi con buone condizioni di salute mentale potrebbero aver sofferto della mancanza di interazione con coetanei e amici, mentre gli adolescenti con disturbi comportamentali potrebbero aver beneficiato della presenza e della sorveglianza dei genitori. Gli studiosi hanno evidenziato notevoli disparità nell’impatto della pandemia in base alle condizioni sociali, demografiche ed economiche. I giovani provenienti da famiglie vulnerabili con un solo genitore e con difficoltà economiche hanno, infatti, sperimentato un declino della salute mentale più significativo e un calo più netto del benessere sociale. I sintomi e la malattia Covid-19 hanno esacerbato le difficoltà psicologiche dei ragazzi, specialmente nei contesti in cui sono stati registrati casi di infezione. La presenza di altri bambini in famiglia ha invece contribuito a proteggere gli adolescenti dall’impatto negativo della pandemia sul loro benessere emotivo e sociale.
Lo studio suggerisce che l’isolamento, il distanziamento sociale e le misure adottate per arginare la diffusione della pandemia potrebbero aver reso i giovani che seguivano le regole suscettibili di essere vittime di bullismo. Questi risultati, sottolineano gli autori, enfatizzano la necessità di superare un approccio universale per il supporto alla salute mentale della popolazione e adottare misure mirate per i ragazzi.
“Gli adolescenti attraversano una fase critica della vita – commenta Hu – e le difficoltà della pandemia potrebbero aver compromesso il loro sviluppo a lungo termine. Il nostro lavoro dimostra che è essenziale compiere sforzi per mitigare l’impatto sulla salute mentale di bambini e adolescenti”.