Chi soffre di insonnia potrebbe avere il doppio delle probabilità di contrarre l’infezione da nuovo coronavirus, ma ogni ora di sonno sembra ridurre i rischi del 12 per cento. A rivelarlo uno studio, pubblicato sul British Medical Journal Nutrition Prevention & Health, condotto dagli scienziati della Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health, a Baltimora, nel Maryland, che hanno valutato il legame tra sonno e rischio di positività a Covid-19 tra gli operatori sanitari di diversi paesi. Gli scienziati hanno scoperto che chi soffre della sindrome da burnout, una condizione di stress che determina un logorio psicofisico ed emotivo, erano significativamente più a rischio di contrarre la malattia. Gli autori sospettano che queste condizioni possano indebolire il sistema immunitario, aumentando la suscettibilità ad agenti patogeni come SARS-CoV-2. Studi precedenti suggeriscono il legame tra sonno insufficiente e un rischio più elevato di infezioni virali e batteriche, ma non era ancora stata dimostrata la stessa associazione con Covid-19. Il team ha considerato i dati ottenuti da un sondaggio somministrato dal 17 luglio al 25 settembre 2020 a 2.884 operatori sanitari in Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, a cui è stato chiesto di riportare dettagli sulla propria vita, sulle proprie condizioni di salute, e sulle proprie abitudini di sonno. Stando ai dati raccolti dal gruppo di ricerca, 568 operatori sanitari hanno riferito di aver contratto Covid-19, e circa il 24 per cento di questi soggetti aveva dichiarato di avere difficoltà a dormire. Gli studiosi riportano inoltre che ad ogni ora guadagnata durante la notte, le probabilità di risultare infetti calavano mediamente del 12 per cento. Circa il 5,5 per cento degli operatori sanitari che avevano avuto la malattia aveva inoltre segnalato episodi di burnout, contro il tre per cento di chi non aveva avuto Covid-19. “La biologia alla base del motivo per cui l’insonnia e il burnout aumentino il rischio di infezione resta poco chiara – afferma Hyunju Kim, della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health – ma è probabile che si tratti di condizioni che indeboliscono il sistema immunitario. Il nostro studio suggerisce che il burnout può prevedere direttamente o indirettamente il rischio di insorgenza di malattie dovute allo stress lavorativo”. “Abbiamo scoperto – conclude Casey M Rebholz, collega e coautrice di Kim – che la mancanza di sonno durante la notte e lo stress a livelli elevati possono rappresentare fattori di rischio per Covid-19. I nostri risultati evidenziano l’importanza di garantire il benessere degli operatori sanitari durante la pandemia”.