Le attività da remoto non come un “vezzo futuristico”, quanto piuttosto “una necessità imprescindibile”. La pandemia ha insegnato anche questo e il 5G rappresenta l’infrastruttura che più di altre rappresenterà plasticamente la transizione, che sia digitale, ecologica, o sociale. Per il secondo anno la 5G Academy, sinergia tra università di Napoli Federico II, Capgemini, Nokia e Tim, apre le porte a 36 studenti che, nei corsi che si concluderanno il 30 settembre prossimo, produrranno progetti ad altissimo contenuto innovativo per lo sviluppo dell’utilizzo della tecnologia. Provengono da tutta Europa, per il 20 per cento da paesi stranieri, sono 18 uomini e 18 donne. “Una parità di genere meritata e non cercata che porterà a formare un gruppo vivace e inclusivo”, sottolinea il direttore della 5G Academy, Antonia Maria Tulino.Per la metà laureati in ambito scientifico e tecnologico, per il 30 per cento in ambito economico giuridico e per il resto laureati in materie di indirizzo umanistico, alcuni degli iscritti hanno anche esperienze professionali importanti e c’è anche un ‘uditore’ con 40 anni di esperienza ad alti livelli nel settore delle telecomunicazioni a seguire i corsi. Nella prima edizione, furono portati a termine progetti per la gestione logistica attraverso il 5G nel controllo dei porti e delle merci, o nel settore dell’health care per alleviare i disturbi del Parkinson. “La nostra generazione non è neanche in grado di immaginare quello che verrà con il 5G – spiega il responsabile di Tim Academy and Development, Andrea Laudadio – noi pensiamo di portare in digitale ciò che era analogico. Le nuove generazioni pensano già in digitale. L’azzeramento dei tempi di latenza, con il 5G, porterà a far crescere in maniera esponenziale la dimensione della rete e della complessità”. La sfida del 5G diventa quindi la capacità di padroneggiare il potenziale della nuova connettività. “Il 5G rende l’industria non solo connessa ma intelligente – spiega il direttore di Telcom, Media & Technology di Capgemini in Italia, Gea Smith – permette un uso molto più sofisticato dei dati che vengono raccolti dai macchinari e permette attività dispositive che senza la velocità e la diversa latenza del 5g sarebbero impossibili”. E in un futuro non lontano non ci sarà azienda che non dovrà misurarsi con il 5G. “Non dobbiamo chiederci perché investire in 5G – avverte il VP Head of People Services Noki,a Sergio Fasce – ma chiederci cosa accade se non investiamo. Non saremo competitivi e rimarremo indietro. La trasformazione cui andiamo incontro è epocale e dobbiamo far evolvere il sistema Paese”.