L’Ue scende in campo e si schiera in prima linea nella “guerra dei vaccini”, pronta a imporre regole e restrizioni alle esportazioni
I ritardi nelle consegne dei vaccini da parte di Pfizer, Moderna e AstraZeneca hanno spinto l’Unione Europea a scendere in campo, schierandosi in prima linea in questa disputa, per chiedere alle aziende farmaceutiche maggiori tutele e il rispetto degli accordi presi con i Paesi membri per la fornitura delle dosi.
La Commissione europea, nello specifico, ha proposto l’istituzione di un “meccanismo di trasparenza delle esportazioni”, che sia
attivo il prima possibile e permetta di regolamentare in qualche modo la distribuzione del vaccino all’interno dell’Unione, evitando ritardi e intralci che contribuiscono solo ad alimentare il malcontento (e di certo non aiutano nella lotta contro il Coronavirus). Se questa proposta dovesse passare qualsiasi azienda che produce vaccini all’interno del territorio europeo – incluse Pfizer e Moderna – dovrebbe ricevere l’approvazione preventiva prima di esportare in paesi esterni all’Ue.
Dai ritardi di AstraZeneca al blocco del dei vaccini Covid
L’UE ha minacciato di bloccare le esportazioni di vaccini contro il Coronavirus verso paesi al di fuori del blocco dopo che AstraZeneca è stata accusata di non aver fornito una spiegazione soddisfacente per l’enorme carenza di dosi promesse agli Stati membri (non arrivate in tempo).
Il cambio dei piani di distribuzione della casa farmaceutica è stato definito “inaccettabile”: l’UE avrebbe dovuto ricevere 100 milioni di dosi nel primo trimestre di quest’anno, ma a causa di questa mancanza è previsto un calo delle forniture del 50%, nonostante gli acquisti anticipati prima dell’autorizzazione del vaccino da parte dell’EMA (Agenzia Europea del farmaco).
Per questo motivo, lunedì 25 gennaio, durante un’accesa telefonata con Pascal Soriot, l’amministratore delegato di AstraZeneca, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha esortato l’azienda a essere all’altezza dei suoi obblighi contrattuali. Come ha confermato il portavoce della von der Leyen: “Ha chiarito che si aspetta che AstraZeneca rispetti gli accordi contrattuali previsti nell’accordo di acquisto anticipato. Ha ricordato al signor Soriot che l’UE ha investito somme significative nell’azienda in anticipo proprio per garantire che la produzione aumenti anche prima che l’autorizzazione condizionale all’immissione in commercio venga rilasciata dall’Agenzia europea del farmaco”.
“Naturalmente – è stato aggiunto a tal proposito – possono sorgere problemi di produzione con il vaccino complesso, ma ci aspettiamo che l’azienda trovi soluzioni e sfrutti tutte le possibili flessibilità per fornire rapidamente”.
AstraZenca, tramite una dichiarazione rilasciata dall’amministratore delegato della società, ha fatto sapere che durante la conversazione con Ursula Von der Leyen è stata sottolineata “l’importanza di lavorare in partnership” in un momento in cui l’azienda “sta facendo tutto il possibile per far arrivare il vaccino a milioni di europei quanto prima”. Il confronto, però, pare non abbia portato a niente di soddisfacente, tanto da spingere Bruxelles a valutare un blocco delle esportazioni dei vaccini all’esterno del territorio europeo.
Le restrizioni Ue, ovviamente, finirebbero col coinvolgere anche gli altri produttori di vaccini, non solo AstraZeneca, ma anche Pfizer e Moderna.
Vaccini Covid bloccati dall’Ue: le proteste dell’Inghilterra
Questa iniziativa, per ovvie ragioni, non è stata vista di buon occhio dall’Inghilterra. Il Paese, dopo la Brexit, ha ufficializzato l’uscita dall’Unione e, di conseguenza, le restrizioni imposte dall’Europa sul vaccino – qualora venissero approvate – finirebbero con il coinvolgere anche la Gran Bretagna.
Il primo ministro britannico Boris Johnson, durante una conferenza stampa a Downing Street, martedì 26 novembre ha esortato Bruxelles a non imporre restrizioni alle esportazioni di alcun tipo. “La creazione di questi vaccini è stata un meraviglioso esempio di cooperazione e una lezione che il mondo deve imparare dalla pandemia è cooperare – ha detto Johnson -. Quindi non voglio restrizioni sulla fornitura di DPI, farmaci o vaccini o dei loro ingredienti oltre confine”.
Chi è favorevole al blocco dei vaccini Covid
Favorevole all’introduzione di restrizioni all’esportazione dei vaccini Covid prodotti in Europa è Jens Spahn, ministro della salute tedesco, che ha proposto alla Commissione Europea di riconoscere ad ogni Stato membro la possibilità di bloccare l’esportazione dei vaccini Covid all’esterno del blocco. Non a caso, la Germania, ospita un gran numero di siti di produzione di vaccini, il che le permetterebbe di avere un controllo non indifferente sulla distribuzione.
Mentre Bruxelles lavorava su nuove regole per le esportazioni, che dovrebbero essere note venerdì 29 gennaio, e mentre i funzionari si interrogano su quanto rigoroso dovrebbe essere il regime, il ministro Spahn ha esortato l’Europa a introdurre un regolamento che costringa le aziende operanti all’interno del territorio europeo a chiedere una sorta di permesso prima di spedire dosi del vaccino fuori ai Paesi extra Eu.
“Non si tratta si mettere al primo posto l’UE – ha detto Spahn -. Penso che avrebbe senso avere restrizioni sulle esportazioni, così sappiamo cosa viene prodotto in Europa, cosa sta lasciando l’Europa, per dove e perché sta lasciando l’Europa, così da avere una distribuzione equa”.
Tuttavia, Valdis Dombrovskis, il commissario europeo per il commercio, ha fatto sapere che Bruxelles non vuole imporre limiti alle spedizioni, piuttosto vuole imporre le aziende di fornire maggiori informazioni su dove stanno inviando le forniture di vaccini e perché. La Commissione, infatti, spera di introdurre a breve uno “strumento di notifica delle esportazioni” che renda questo tracciamento possibile.
Una conferma simile è arrivata anche da parte di Eric Mamer, uno dei principali portavoce della Commissione europea, che ha affermato martedì 26 gennaio che l’obiettivo a Bruxelles non è quello di ostacolare le esportazioni di vaccino contro il Coronavirus, ma di costringere i produttori come AstraZeneca a fornire una chiara contabilità dei loro livelli di produzione e dei piani di consegna.
“Vorrei solo sottolineare che la parola importante qui è trasparenza”, ha detto Mamer in una conferenza stampa. “Non si tratta di bloccare. Si tratta di sapere cosa esportano o esporteranno le società in mercati al di fuori dell’Unione Europea “.
Angela Merkel mette in guardia
Questa situazione, inutile negarlo, rischia di creare attriti non indifferenti con altri Paesi, ricordando (e ribadendo) l’impegno preso dall’Ue che nel garantire una distribuzione dei vaccini equa in tutto il mondo, in modo da non escludere nessuno. Lo stesso giorno in cui l’onorevole Spahn ha parlato di restrizioni all’esportazione, infatti, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha messo in guardia sui “pericoli dell’isolamento e della divisione” dell’Europa dal resto del mondo, se e qualora si decidesse di procedere verso questa direzione. “Dobbiamo scegliere un approccio multilaterale, l’isolamento non risolverà il problema”, ha dichiarato la stessa al World Economic Forum digitale.
I paesi ricchi, ha poi spiegato la Merkel, devono garantire – secondo lei – la fornitura dei vaccini anche alle nazioni più povere. “In un momento in cui i vaccini scarseggiano si tratta anche di distribuirli in modo equo”, ha detto.
Su questo punto ha allora voluto dire la sua il vice-presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, ribadendo che il regime su cui si sta lavorando a Bruxelles sarà soggetto a una serie di esenzioni riguardo l’esportazione per motivi umanitari. Il blocco, quindi, non andrebbe a discapito delle aree del mondo più povere.
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