Trentadue miliardi di euro per trasformare le infrastrutture del Paese. Una somma ingente, l’equivalente di una legge di Bilancio in tempi “normali”, quella prevista dal Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza o “Next Generation Italia”. Soldi messi sul piatto della ripartenza che dovranno essere spesi in tempi brevi, con i lavoratori impegnati senza soste, con rotazione su tre turni 24 ore su 24. Ma con tutte le garanzie su riposi e compensi e l’occhio vigile dei sindacati.
Per questo il gruppo Ferrovie dello Stato – che si occuperà degli investimenti, pari a 28,3 miliardi sui 32 a disposizione per le infrastrutture – venerdì scorso ha creato una task force che nelle prossime settimane avrà il compito di velocizzare l’avvio o il completamento delle opere. In pratica una corsa a ostacoli che entro il 2027 dovrà chiudere i cantieri e consegnare una nuova Italia ai cittadini.
Si tratta in gran parte di lavori infrastrutturali, dalle strade alle ferrovie, ma anche interventi di digitalizzazione e upgrade dei sistemi attualmente utilizzati per monitorare traffico, treni e strade, che saranno seguiti da una squadra di manager di primissima linea coordinati dal numero uno di Fs Gianfranco Battisti.
La missione affidata alla società (e sul campo a Rete Ferroviaria Italiana per i treni e ad Anas per la parte stradale) è divisa in due componenti e ha l’obiettivo di realizzare «un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale» come spiega il documento del governo che include lavori già avviati, previsti o nuove opere. Complessivamente in gioco ci sono 31,98 miliardi, 26,7 dei quali destinati a «opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese». Si tratta di 11,2 miliardi già stanziati per cantieri aperti e 15,5 per nuovi progetti. Un altro miliardo e 600 milioni andranno alla voce “messa in sicurezza e monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti” e 3,68 miliardi al piano per “intermodalità e logistica integrata”.
La prima parte, dedicata a “Alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0”, si focalizza sulle grandi linee di comunicazione del Paese: in primo luogo quelle ferroviarie che saranno migliorate grazie all’installazione del sistema European Rail Traffic Management System (Ertms) sull’intera rete nazionale. Inoltre, sono previsti alcuni investimenti per la messa in sicurezza e il monitoraggio di viadotti e ponti stradali nelle aree del territorio che presentano maggiori criticità.
La seconda componente, o “Intermodalità e logistica integrata”, prevede un programma nazionale di investimenti per il sistema portuale «competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee». Tra le opere individuate ci sono nodi strategici per il nostro Paese: nel Settentrione c’è il Quadrante Nord Est con il tunnel base del Brennero e tratte di accesso al valico. Nell’area verrà completato il corridoio Scandinavia-Mediterraneo.
Nel Nord Ovest i fondi saranno impiegati per il nodo di Genova, corridoio Reno-Alpi, Terzo valico dei Giovi. Nel piano c’è spazio per l’alta velocità Genova-Milano-Torino e la “trasversale” Av da Torino a Venezia. Nel Centro Italia, invece, gli interventi riguarderanno la Orte-Ancona- Falconara, la Roma-Pescara e segmenti della dorsale stradale adriatica. Al Sud verranno migliorate le infrastrutture ferroviarie tra Basilicata e Calabria (con upgrade delle tecnologie di controllo dei treni consentendo l’utilizzo dei binari anche con l’alta velocità). Sempre alta velocità e alta capacità merci per la Salerno-Reggio Calabria che sarà collegata al nodo aperto nel 2009 sulla Roma-Milano-Torino. E ancora, lavori in vista per la strada statale Ionica, per la tratta su rotaie Palermo-Messina-Catania con upgrade delle tecnologie di sicurezza. Investimenti aggiuntivi, infine, sono previsti sulla tratta Av Napoli-Bari.
Lucio Cillis, Repubblica.it