Dalla penna alla spada è un attimo!
(di Cesare Lanza per Adesso) Un argomento è molto discusso nei giornali e credo che debba interessare anche ai lettori: con quale criterio si deve pubblicare la posta riservata a chi ci legge? Uno dei due miei maestri in giornalismo, Piero Ottone (l’altro è Antonio Ghirelli) ammirava notoriamente lo stile britannico. Il giornalista non deve mai riservarsi l’ultima parola. Perché sarebbe troppo facile e, soprattutto, ingiusto. Se un lettore vuole esprimere una opinione, una critica qualsiasi, una obiezione, ha diritto ad avere l’ultima parola: non deve essere rintuzzato dal commento definitivo del giornale. Negli ultimi anni si sta affermando una terza corrente di pensiero: la pagina della posta ospita lettere imparzialmente, senza commenti, ma la lettera più importante, e interessante, è pubblicata con la replica di una grande firma. Nel Corriere della sera questo incarico è prestigioso, molto ambito da quando se ne occuparono Indro Montanelli e Sergio Romano. In linea di principio sono d’accordo con il mio amato ex direttore (che si chiamava Mignanego – come un paesino in provincia di Genova – e Ottone era il nome d’arte). Ma so bene che non è semplice. E non è neanche semplice l’altra formula, quella di affidare la posta alle risposte di un giornalista di grande popolarità. Molti anni fa dirigevo un settimanale che si chiamava “Contro” e proposi a Gianni Brera una sua rubrica per rispondere ai lettori. Gianni accettò con entusiasmo. Ma il problema era – ed è – che i tifosi di calcio sono irriducibili. Le contestazioni erano molto accese e polemiche. E Brera era fumantino, come dicono a Roma. Dopo qualche settimana, rinunciò. Con mio forte dispiacere, perché le vendite erano aumentate, grazie a Brera.