Pubblichiamo l’intervento integrale della Presidente ANIA, Maria Bianca Farina, che ha aperto i lavori della Giornata dell’educazione assicurativa organizzata dal Forum ANIA Consumatori, in collaborazione con l’IVASS.
Signore e Signori, cari Colleghi,
sono lieta di aprire, insieme al Presidente Daniele Franco e alla Prof.ssa Anna Maria Lusardi, i lavori di questa giornata organizzata dal Forum ANIA Consumatori, in collaborazione con l’IVASS, nell’ambito del “Mese dell’educazione finanziaria” promosso dal Comitato Nazionale EduFin.
L’occasione mi è gradita per esprimere il più sentito ringraziamento per le attività svolte dal Comitato in questo anno difficile, proseguite anche durante i mesi della crisi pandemica.
Una delle conseguenze più evidenti della crisi è stata sicuramente lo scoprirci vulnerabili di fronte a un evento improvviso, inaspettato, dienorme impatto.
Vulnerabilità sul piano sanitario, innanzitutto, e qui il pensiero commosso va alle vittime del virus e a chi nella pandemia ha perduto una persona cara, mentre il nostro plauso va a chi, ogni giorno, ha combattuto in prima linea, in condizioni drammatiche, per la difesa della salute di tutti.
Mavulnerabilità anche sul piano economico – le difficoltà della nostra economia nei mesi del lockdown le conosciamo bene – e, di conseguenza, su quello finanziario.
A fronte di questi gravissimi impatti, la prima considerazione che viene spontanea è quella della necessità di non farci trovare, in futuro, impreparati.
Facile a dirsi, un po’ meno a farsi, perché il “Cigno Nero” è, per definizione, imprevedibile.
Ma una delle cose che certamente è possibile fare è migliorare le nostre conoscenze, capire meglio il complesso mondo dei rischi, abituarci a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per far fronte, al meglio, agli eventi inaspettati.
E qui vengo al tema della nostra Giornata.
Mi ricollego ai risultati dell’indagine commissionata dal Comitato Edufin alla Doxa e svolta tra maggio e giugno scorso, ossia subito dopo la fine del lockdown. Risulta da quell’indagine che, a causa dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus, è aumentata significativamente la percentuale di famiglie che dichiarano di arrivare con difficoltà alla fine del mese: se prima della pandemia erano pari al 46%, adesso si attestano al 58%. Emerge, inoltre, una difficoltà generalizzata a far fronte a spese improvvise di media entità e che tale difficoltà è particolarmente accentuata tra i giovani, le donne, i residenti al Sud.
L’indagine rivela, però, che disporre di solide conoscenze finanziarie può fare la differenza: il 49,5% di coloro che dichiarano di possederle sarebbe capace di affrontare una spesa improvvisa dell’entità indicata, contro il 27,7% del campione meno alfabetizzato.
Si tratta di risultati che confermano in modo chiaro la stretta correlazione tra alfabetizzazione finanziaria e capacità di far fronte a momenti di crisi e di difficoltà. Queste mi sembrano indicazioni particolarmente importanti in una fase come quella che stiamo vivendo. Al di là degli interventi emergenziali – comunque indispensabili per far fronte alle esigenze di breve periodo – emerge la necessità di investire nell’educazione finanziaria e assicurativa delle persone, che rappresenta uno strumento cruciale per rafforzare “strutturalmente” la resilienza di persone e famiglie.
Al di là della pandemia, in effetti, vi sono altre tendenze di lungo periodo che rendono l’educazione finanziaria e assicurativa essenziale per interpretare una realtà che sempre più diventa complessa, per valutare rischi e opportunità, per elaborare le strategie più idonee per adattarsi con efficacia ai cambiamenti in corso.
Cito quelleche mi sembrano le tendenze più rilevanti:
- l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità, aspetti che condizionano profondamente le scelte di ognuno di noi in relazione al risparmio, alla previdenza, alla gestione dei rischi. La pandemia ha fatto emergere nuovi bisogni di protezione e assistenza cui occorre dare risposte con strumenti adeguati;
- le trasformazioni del mercato del lavoro, accentuate dall’improvviso manifestarsi della pandemia. L’ampio ricorso al lavoro da remoto ha accelerato una tendenza già in atto, che si è andata ad aggiungere ad altri trend quali la flessibilità lavorativa, il crescente utilizzo della tecnologia, il nuovo sistema previdenziale. Si tratta di elementi che impongono una programmazione differente rispetto al passato ed evidenziano la necessità di predisporre piani e strumenti adeguati che assicurino al cittadino maggiore tranquillità per il futuro;
- l’evoluzione tecnologica, che consente anch’essa una maggiore facilità di accesso ai mercati e amplia enormemente la gamma di servizi disponibili, ma che può avere anche effetti distorsivi sui processi decisionali dei consumatori, ad esempio inducendo un eccessivo orientamento verso il breve termine o facilitando comportamenti impulsivi;
- infine, l’emergere di rischi nuovi e inattesi, che evidenziano la necessità di disporre di strumenti e conoscenze idonei a fronteggiarli. Su tutti, ovviamente, il rischio pandemico, ma non vanno trascurati i rischi connessi al cambiamento climatico, purtroppo in forte crescita, o quelli derivanti dal sempre più ampio utilizzo della tecnologia (cyber risk). L’impegno delle Istituzioni europee nel promuovere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, inoltre, è destinato ad accrescerel’importanza di compiere scelte finanziarie ben ponderate anche con riguardo ai profili di sostenibilità.
Di fronte a uno scenario in così rapida evoluzione, quello che serve è una capacità diffusa di gestire i rischi. Quasi 20 anni fa, Robert Shiller, poi premio Nobel per l’economia, parlò di “risk management for the masses”, ossia una gestione efficiente dei rischi non più confinata nel mondo degli specialisti, ma diffusa tra la popolazione per fronteggiare con successo le sfide del futuro.
Questo è un punto centrale. La cultura del rischio è diventata, e lo sarà ancora di più in futuro, cruciale. È un fattore in grado di aumentare la resilienza delle famiglie, con effetti sociali positivi, soprattutto sulle fasce deboli.
In Italia, tuttavia, la situazione su questo fronte è ancora carente:
o dall’indagine OECD/INFE 2020 International Survey of Adult Financial Literacy, condotta su 26 Paesi, l’Italia ottiene uno degli score più bassi;
o dall’indagine OCSE-PISA 2018, che misura l’alfabetizzazione finanziaria dei giovani di 15 anni in 20 Paesi, l’Italia si classifica al di sotto della media OCSE. C’è un miglioramento nel tempo, ma non abbastanza rapido da colmare il ritardo;
- il nostro Paese ha una maggiore quota di persone con bassi livelli di istruzione;
- anche per l’educazione assicurativa c’è ancora moltissimo da fare.
Qualche dato aiuta a comprendere le peculiarità della situazione italiana
- a fronte di un valore della ricchezza finanziaria detenuta dalle famiglie superiore, nel 2019ai 4.445 miliardi di euro, è ancora ridotta la diffusione della previdenza complementare (meno di un lavoratore su 3 partecipa al sistema; con riguardo ai più giovani – con meno di 35 anni –, il tasso di partecipazione si riduce a 1 su 5). Si tratta, evidentemente, di una situazione non ottimale, che espone i lavoratori di oggi – specie quelli più giovani – al rischio di non disporre di risorse sufficienti una volta usciti dal mercato del lavoro, in uno scenario, di bisogni di protezione – e, dunque, di esigenze finanziarie – fortemente crescenti in età anziana;
- la crisi pandemica ha aumentato il risparmio precauzionale degli italiani e la preferenza perle forme di impiego più liquide. La ripresa economica necessaria per garantire il benessere futuro del Paese richiede ora che quote crescenti di risparmio vadano a sostenere l’economia reale, ma questo può risultare più difficile in assenza di conoscenze e competenze adeguate;
l’Italia è il Paese europeo più esposto al rischio di terremoti e alluvioni e quello con la più ampia quota di ricchezza (oltre due terzi) investita in case e immobili. Per gli italiani la casa è il bene più importante, come dimostra il fatto che l’80% dei nuclei familiari ne possiede una. Le abitazioni rappresentano, per la maggior parte delle famiglie, la forma più rilevante di investimento della ricchezza accumulata
- durante tutta la vita. Eppure, solo il 48% delle unità abitative è coperto da una polizza assicurativa contro l’incendio.
Se poi si considerano le coperture catastrofali, la situazione è ancora più grave: nonostante quasi l’80% delle abitazioni sia esposto a un rischio significativo di calamità naturali di vario tipo, solo il 4,5% delle stesse viene protetto da una polizza contro questi eventi.
- più in generale, nel settore delle assicurazioni a protezione dei beni, della salute e del patrimonio (escludendo l’assicurazione auto), l’Italia presenta un evidente gap di copertura rispetto agli altri principali Paesi europei: l’incidenza dei premi (escluso il settore auto) sul PIL è in Italia pari all’1% rispetto a una media europea del 2,6% e il premio medio per abitante del nostro Paese è circa un terzo di quello dei principali Paesi UE.
Il persistente “protection gap”, testimoniato dalle cifre che ho indicato, è un fattore di debolezza per l’intero sistema Paese: accresce la vulnerabilità delle famiglie, rende meno stabile il percorso di crescita economica, impedisce una gestione efficiente delle risorse. Tutti aspetti fondamentali nella fase del rilancio economico che noi tutti oggi auspichiamo.
Per colmare il protection gap, dunque, è indispensabile cercare di ridurre l’altro non meno importante divario, ovvero l’education gap.Al riguardo, l’industria assicurativa intende continuare a dare il proprio contributo.
Come ANIA, da tempo ci siamo attivati per conseguire risultati concreti in questo campo, coinvolgendo non solo le imprese, ma il più ampio numero di soggetti sociali interessati.
È per tale ragione che le attività in tema di informazione e di divulgazione sono state sviluppate, a partire dal 2008, in collaborazione organica con i principali stakeholder sociali del settore assicurativo – le associazioni dei consumatori – attraverso la Fondazione “Forum ANIA-Consumatori”. Questa ha tra i compiti statutari proprio quello di accrescere la cultura finanziaria e assicurativa dei cittadini, favorendo la comprensione di nozioni relative al rischio, alla sua mitigazione, al suo trasferimento, come pure le opportunità offerte dagli strumenti assicurativi.
Uno dei principi che ha orientato la nostra azione è quello di calibrare le iniziative sulla base delle esigenze formative degli italiani, differenziandole in base all’età: giovani e adulti.
Nei confronti dei primi, il Forum ha sviluppato il programma educativo “Io&irischi”, volto a incentivare la formazione di una maggiore sensibilità e consapevolezza culturale sui temi della gestione del rischio, della prevenzione e della mutualità. Nell’arco dei 7 anni complessivi di attività, il programma, nelle sue varie declinazioni, ha coinvolto oltre 2.000 scuole e 130.000 studenti su tutto il territorio nazionale.
Inoltre, per contribuire ad arginare il ritardo che, fin dal mondo della scuola, caratterizza il nostro Paese nel campo delle competenze matematiche, il Forum realizza ogni anno il “Gran Premio della Matematica Applicata”, sviluppato insieme alla Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurativedell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con il patrocinio del Consiglio Nazionale degli Attuari e della Regione Lombardia.
In un contesto caratterizzato da crescenti rischi di carattere economico, sociale e ambientale, risulta poi importante non trascurare le necessità cognitive degli adulti. Questi sono chiamati, come ho accennato, a essere sempre più direttamente responsabili di decisioni strategiche relative alla tutela previdenziale, sanitaria e assistenziale.
È agli adulti, in un’ottica di lifelong learning,che si rivolge lacollana di guide informative “L’assicurazione in chiaro”, realizzata con l’obiettivo diillustrare, con un linguaggio semplice e concreto, i temi assicurativi di maggiore interesse per i consumatori e il cui ultimo numero, uscito ad aprile, è proprio dedicato ai riflessi del Covid sul settore assicurativo.
Oltre alle attività a livello associativo, peraltro, sono numerose le iniziative messe in campo dalle imprese, anche e soprattutto attraverso le reti, fattore di socializzazione del nostro know how.
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Per concludere, la crisi pandemica ha evidenziato, una volta di più, l’importanza dell’educazione finanziaria e assicurativa per rafforzare la resilienza delle persone, delle famiglie, dell’intero Paese.
Il persistere di un education gap ci ricorda che il percorso da fare è certamente ancora lungo.
Ma è un percorso che deve essere fatto insieme, con la collaborazione e il coinvolgimento di tutti, come dimostra questa giornata organizzata a quattro mani da IVASS e dal Forum ANIA-Consumatori.
Siamo ormai tutti consapevoli che una maggiore conoscenza finanziaria e assicurativa è un asset indispensabile per una crescita stabile e sostenibile; auspico che questa giornata porti in sé i germi di ulteriori iniziative comuni.
Rivolgo un sincero augurio di buon lavoro a tutti coloro che sono impegnati nella realizzazione delle numerose iniziative previste durante questo mese.
Grazie.