La pubblica amministrazione con un’operazione di modernizzazione e ottimizzazione dei Data Center abilitato dall’adozione di soluzioni di Cloud Computing è possibile generare un risparmio fino a 1,2 miliardi di euro all’anno. Se invece le Pmi italiane raggiungessero il livello di adozione del Cloud Computing del Regno Unito – il Paese più avanzato da questo punto di vista in Europa – crescerebbero in media dello 0,22% anno su anno, vs. una crescita dello 0,4% registrata nel periodo 2000-2019, generando una crescita del PIL di 20 miliardi di euro da qui al 2025. E’ quanto emerge da uno studio condotto da The European House – Ambrosetti e Microsoft Italia dal titolo ‘L’Impatto del Cloud Computing sul sistema-Paese e sul modo di fare impresa in Italia’. La ricerca ha evidenziato come il Cloud Computing possa produrre impatti positivi in grado di rilanciare la performance economica e lo sviluppo sociale del nostro Paese, rimuovendo i principali freni che ostacolano la crescita, l’attrattività e la competitività. L’Italia infatti, all’interno del quadro complessivo caratterizzato dal rallentamento generalizzato nella crescita della produttività sperimentato dalle economie avanzate, vede la propria produttività stagnante da oltre un ventennio, con le inevitabili e ben note ricadute in termini di crescita del PIL, oggi ancor più preoccupanti alla luce della crisi legata all’emergenza Covid-19. Il Cloud Computing e i servizi ad esso associati sono infatti in grado di agire su chiave come la Pubblica Amministrazione e le Piccole e Medie Imprese che presentano oggi le principali vulnerabilità della nostra economia, che ostacolano la crescita della ricchezza pro-capite e che mantengono l’Italia in posizione arretrata rispetto ai competitor.