L’ex presidente Bce punta il dito sulla politica pentastellata dei sussidi e soffia sul fuoco proprio nel momento in cui, con Regionali e Referendum, il governo entra in fibrillazione.
Uno spettro si aggira per l’Europa e agita i sonni di Giuseppe Conte. Non tanto l’opposizione italiana, slegata di fatto da interessi e approdi differenti e in attesa di capire cosa succederà dentro la Lega con l’astro nascente Zaia. Lo spettro in questione è Mario Draghi, ex presidente della Bce e secondo molti unica personalità in grado di traghettare l’Italia fuori dalla crisi post Covid.
Già da tempo, dietro le quinte, sono in molti a preparare la tavola a Draghi premier in un governo allargato, se non proprio di unità nazionale. Il Pd, insofferente rispetto a Conte e politicamente paralizzato da mesi, lo sosterrebbe. La parte del M5s che fa capo a Di Maio pure. Berlusconi lo voleva addirittura candidare ufficialmente, Renzi lo ha invocato in più occasioni, mentre in casa Lega è Giorgetti, eminenza grigia di via Bellerio, a tenere i contatti con le istituzioni europee ed a sottolinerare come nessuno, in autunno, potrà governare da solo sulle macerie. Ad oggi solo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sarebbe all’opposizione.
Sempre più ‘politico’
In tutto ciò l’ex presidente Bce presta poco il fianco a chi lo tira per la giacchetta. Ma le uscite pubbliche sulla politica italiana sono sempre più frequenti e sempre più ficcanti, e chi conosce bene i meandri del palazzo è sicuro che sia lui sia chi è pronto a sostenerlo stiano preparando la strada. Orizzonte: il dopo Regionali/Referendum, che potrebbero cambiare le carte in tavola.
Nuovi lavori
Non sono passati inosservati gli attacchi al governo Conte in occasione del Congresso Escardio, durante una video-conversazione con Filippo Crea, il cardiologo dell’Università Cattolica e del Gemelli. Draghi è tornato a parlare del futuro dell’economia post pandemia: “Gli incentivi devono creare nuovi lavori, non salvare quelli vecchi”. Per l’ex presidente della Bce i governi dovrebbero utilizzare i fondi verso settori che possano creare nuovi posti di lavoro per i giovani.
Profilo politico
È la seconda volta in poche settimane che Draghi parla delle nuove generazioni: lo ha fatto recentemente al Meeting di Rimini, quando ha detto: “Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza. Alcuni giorni prima di lasciare la presidenza della Banca centrale europea lo scorso anno, ho avuto il privilegio di rivolgermi agli studenti e ai professori dell’Università Cattolica a Milano. Lo scopo della mia esposizione in quell’occasione era cercar di descrivere quelle che considero le tre qualità indispensabili a coloro che sono in posizioni di potere: la conoscenza per cui le decisioni sono basate sui fatti, non soltanto sulle convinzioni; il coraggio che richiedono le decisioni specialmente quando non si conoscono con certezza tutte le loro conseguenze, poiché l’inazione ha essa stessa conseguenze e non esonera dalla responsabilità; l’umiltà di capire che il potere che hanno è stato affidato loro non per un uso arbitrario, ma per raggiungere gli obiettivi che il legislatore ha loro assegnato nell’ambito di un preciso mandato”.
Sanità e Mes
Draghi non lo ha detto, ma il modo più semplice per avere fondi a disposizione da indirizzare verso un ripristino del sistema sanitario è aderire al MES. Il Fondo Salva Stati ha messo a disposizione del nostro Paese ben 36 miliardi di euro, capitali che l’attuale Governo non sembra intenzionato ad usare. Eppure “investire” su un sistema sanitario che ha fatto acqua da tutte le parti nel periodo più duro della Pandemia vorrebbe dire creare nuove strutture, nuovi posti di lavoro soprattutto.
Questo darebbe una prima accelerata al PIL italiano che Istat ha appena rivisto al ribasso.
Attacco ai sussidi
Anche in occasione della conversazione con il cardiologo Crea, Draghi ha espresso il suo pensiero “politico”: “I sussidi dovranno scendere, ma allo stesso tempo si creeranno posti di lavoro per i giovani». Parlando di politica sanitaria, l’ex capo della Bce ha sottolineato che “dovremmo spendere molto di più per la salute” ma anche che “la pandemia ha evidenziato l’importanza di avere buone strutture di assistenza e un sistema robusto. Per rilanciare l’economia finché non sarà trovato un vaccino, servono test di massa e poi il tracciamento può essere fatto in seguito a tutti questi test”.
Una società parassitaria
A proposito di attacco ai sussidi, ad aumentare il carico c’è il sociologo Luca Ricolfi, sullastessa linea di Draghi. “Una cosa nuova ci sarà di sicuro, anche se la pandemia dovesse miracolosamente sparire nel 2021: il mondo occidentale si troverà ad avere perso ulteriori posizioni nella competizione con la Cina. Sul fatto che possa tornare il modello economico precedente, ho i miei dubbi, almeno per l’ Italia. Noi eravamo già una società signorile di massa in declino. Questi mesi li abbiamo usati per tappare le falle e congelare tutto, senza la minima attenzione a creare le condizioni di una ripartenza. Quel che mi aspetto, quindi, è un brusco risveglio nel primo semestre 2021, quando ci si accorgerà che non si può andare avanti in eterno con i sussidi e il blocco dei licenziamenti. Non si tratta di pianificare, ma di creare un ambiente meno tasse e meno burocrazia che consenta ai produttori di restare sul mercato o di entrarvi. L’ alternativa è di diventare una società parassita di massa, in cui una piccola minoranza lavora e la maggioranza vive di trasferimenti”.
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