Il sondaggio realizzato dagli specialisti di Capterra rivela dati sorprendenti: la modalità “cashless” piace più nel nostro Paese che nel resto d’Europa, ma sussistono timori rispetto a possibili truffe. Cinque regole da rispettare per proteggere la privacy e i dati personali
La necessità di digitalizzare i pagamenti, per renderli tracciabili e quindi scoraggiare il fenomeno della microevasione, sembra diventata una sorta di mantra per la politica, che però fatica ad andare oltre le mere enunciazioni di principio. Almeno in Italia, dove, al contrario di altri Paesi europei, siamo ancora lontani dall’effettuare in modalità “cashless” piccoli pagamenti come il caffè al bar o il giornale in edicola.
Spesso questo ritardo viene attribuito al timore di scontentare un elettorato che in larga parte è composto da piccoli imprenditori, commercianti, partite IVA e quelle piccole e medie imprese che storicamente rappresentano la spina dorsale della nostra economia.
Ma siamo davvero sicuri che gli italiani guardino con timore alla digitalizzazione dei pagamenti?
Un segnale nettamente diverso arriva dal sondaggio realizzato da Capterra, società del gruppo Gartner che offre un comparatore di software che aiuta PMI e organizzazioni a trovare il software più adatto alle loro esigenze e che dallo scorso gennaio è entrata sul mercato italiano. L’indagine ha registrato le opinioni sulla “cashless society” dei consumatori di sei Paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Italia ed Olanda), per un totale di 5.159 intervistati, dei quali oltre 1.000 in Italia.
Tale lavoro ha prodotto risultati molto interessanti rispetto al mercato italiano:
–Il 62% degli intervistati si è dichiarato a favore dei pagamenti contactless ed ha installato un’applicazione di mobile wallet, solo il 30% dichiara che preferisce utilizzare la carta di credito nei negozi fisici. Questo dato va oltre la media europea, che si attesta al 59%. Rispetto ai device preferiti per il pagamento contactless, domina lo smartphone, con gli smartwatch e altri dispositivi wearable che si fermano intorno al 3-4%. Unica eccezione a questa tendenza è l’Olanda, che arriva al 6% nell’utilizzo di queste nuove tecnologie.
–L’86% utilizzerebbe maggiormente i pagamenti elettronici e digitali se la maggioranza degli esercizi commerciali accettasse soluzioni di pagamento cashless;
–L’89% si dichiara a favore della società contactless, ma ha preoccupazioni correlate agli aspetti della privacy e della sicurezza.
Analizzando le motivazioni che spingono gli italiani a dichiararsi così entusiasti rispetto al passaggio alla modalità “cashless”, al primo posto c’è l’emergenza dettata dal Covid-19: il vantaggio in termini di prevenzione derivante dalla mancanza di contatto viene citato dal 30% del campione, mentre “solo” il 29% dichiara di preferire questa modalità perché più rapida e affidabile. Un risultato che pare incoraggiare le politiche del Governo Conte bis, le quali mirano proprio a incentivare questa forma di pagamento, anche per via dell’ancora difficile contingenza sanitaria. L’altra faccia della medaglia è rappresentata da chi invece teme che affidarsi interamente al digitale ci esponga al rischio di truffe: il 61% teme in primo luogo la violazione della privacy e/o il furto dei dati.
Come si può ridurre il rischio di subire truffe informatiche? Gli esperti di Capterra elencano cinque semplici regole grazie alle quali proteggere i propri dati e la sicurezza dei pagamenti:
1) Impostare un PIN di accesso al telefono o una modalità di riconoscimento biometrico (come per esempio l’impronta digitale o il riconoscimento facciale), in modo da evitare un facile accesso da parte di terzi in caso di smarrimento o furto del dispositivo.
2) Vincolato al punto precedente, è importante non comunicare ad altri il proprio PIN: non scriverlo nella rubrica del telefono o in un post-it in evidenza vicino allo smartphone magari lasciato incustodito sulla scrivania.
3) Assicurarsi di non installare sul proprio dispositivo applicazioni non sicure che potrebbero richiedere l’accesso a dati che dovrebbero invece essere tenuti al sicuro.
4) Evitare di cliccare su link e scaricare documenti di dubbia provenienza che potrebbero infettare con virus o malware il proprio device consentendo l’accesso a informazioni riservate.
5) Diffidare delle reti wi-fi aperte (prive di password), soprattutto nel momento in cui non si riesce a risalire all’identità e affidabilità del gestore, per evitare di connettersi a reti create ad hoc per sottrarre i dati di chi si collega.
Tpi