store SUPERATO TRAGUARDO 25 MLD APP SCARICATE” width=”250″ height=”167″ />(Di Andrea Tarquini)
Parla il creatore, con due amici nel quartiere più giovane di berlino, del software per l’apprendimento delle lingue di maggior successo, accessibile da smartphone e tablet: “appena avete qualche minuto potete imparare”
È giovane e sorridente, poliglotta e supermanager dalla disciplina nordamericana, scandinava o giapponese, ma poi quando è il momento festeggia in azienda, e cioè tra amici, alla berlinese: fino all’alba, musica, gioia e birra, e alla fine si torna a casa con colleghi e dipendenti quando il sole sorge di nuovo su Berlino. Markus Witte è così. E nell’animo e tratto umano gli somigliano gli altri due dei “magnifici tre”, doctor Lorenz Heine e Thomas Holl. L’invenzione è geniale, e gli affari tirano. Non ci credete? Allora seguitemi, venite nel cortile moderno dietro facciate dei tempi del Kaiser al civico 5 di Bergmannstrasse a Kreuzberg, quartiere multietnico giovanile, East End o Notting Hill, creativo e ribelle di Berlino dai tempi della guerra fredda. Fuori, lo struscio del cappuccino, del tè alla menta o delle prime birre già inizia, top model in minigonna, giovani mamme con la carrozzina doppia, ragazze velate dalla testa ai piedi o infaticabili antiquari turchi riempiono la strada e dalla moschea di Columbiadamm la chiamata del muezzin alla preghiera si mescola lontana con l’eco del rock dei caffè giovanili e il kebab si confonde col currywurst negli odori vivaci del quartiere. Dentro, diagnosis la start-up chiamata Babbel lavora come “the city that never sleeps”. Volete imparare una lingua, divertendovi con un collegamento di pochi minuti al giorno con una app sullo smartphone, il tablet, il portatile? Rivolgetevi ai magnifici tre, stanno sfondando anche in Italia.
Eccoci a visitarli, ascoltiamo il loro ad tutto camicia grunge, jeans e sorriso. «Cominciammo alla fine del 2006, venivamo tutti e tre dal comparto musicale», narra Markus mentre sorseggiamo un buon caffè americano. Stanze tutte vetrate, come un open space diviso in ambienti-minicommunity, i suoi trecento dipendenti lavorano così. Ti offrono la possibilità di scegliere tra 17 lingue, sulla base di 7 lingue di riferimento, da imparare. Con una app geniale che – studiata in modo differenziato, secondo dove sei e quale idioma vuoi imparare – ti costa 9,95 euro al mese, o 19,95 a trimestre, o 33 per sei mesi. «Adesso abbiamo successo, cresciamo del cento per cento l’anno: solo da smartphone o tablet registriamo 120mila download della app al giorno, senza contare i download dalla nostra webpage. Ma quando cominciammo ci volle ottimismo, in piccolo quasi come quando Orville e Wilbur Wright, quel giorno del 1903, tentarono con successo di far volare il loro flyer sulla radura di Kitty Hawk, e cominciò l’èra del volo». Babbel si chiama così in riferimento a Babele. «Noi crediamo che oggi, diversamente dalla Bibbia, la diversità di lingue possa unire e aiutare a costruire torri, non più impedirlo», dice sorridente Markus. La sua azienda è leader anche in Italia, un navigante su venti da noi la conosce, la sua quota di mercato dell’apprendimento di lingue online da noi è del 63%. «Dall’inizio ci proponemmo di guardare all’esigenza o voglia di apprendere lingue dal punto di vista del cliente o utente, non di chi insegna o offre apprendimento. Ciò mentre per la musica come per i corsi di lingue si passava dai cd accoppiati a libri all’online. Lorenz ebbe un ruolo nell’idea: voleva imparare altre lingue». Scommessa coraggiosa, da fratelli Wright appunto: «Per i primi 18 mesi ci finanziammo da soli». Nelle stanze dell’open space diviso da pareti di vetro, i 300 di Babbel lavorano senza sosta, aggiornano le app in ogni versione, per ogni lingua, per ogni mercato. Vedi giovani d’ogni parte del mondo, italiani e russi, francesi e brasiliani, asiatici e nordamericani (molte donne), lavorare insieme. «Dall’inizio ci siamo posti l’obiettivo di offrire un apprendimento di lingue online facile, accessibile, divertente. Metodi ideali esistono già sulla carta, noi offriamo la possibilità di dedicare un minimo di tempo al giorno a una lingua a casa al computer, o in métro sullo smartphone», spiega il giovane Ceo. «Ci finanziamo con gli abbonamenti alla app, non con la pubblicità. Pensando prodotti sulla app che puoi usare sul lavoro, a casa, o un attimo la sera nel club o cave giovanile. Eravamo, col passato nella musica, speti nel vendere buoni prodotti, non nelle lingue. C’è andata bene. Adesso la offriamo anche sull’ Apple watch». L’azienda cresce, Lorenz Heine cura l’innovazione continua, Thomas Holl ha aperto la filiale a New York. «Un nuovo mercato di riferimento, tira molto, come sono gli Usa in ogni campo», continua il giovane Markus. «La app ti offre l’apprendimento di frasi elementari di un’altra lingua in situazioni concrete, se vai a fare shopping, o sei in compagnia. Ti dà la chiave fino a un livello medio di conoscenza d’una lingua, poi prosegui tu come vuoi». Oltre alla Germania è forte in Italia, Francia, Austria, Svizzera, Regno Unito e Spagna. E poi appunto gli States, dove la app di Babbel è la preferita per imparare lo spagnolo dai Wasp, e l’inglese dai nuovi americani latinos o asiatici. «In Italia chi ci clicca cerca di imparare soprattutto l’inglese, poi il tedesco. Non vogliamo sostituirci ai metodi tradizionali ma offrire un’alternativa, e una soluzione complementare. Corsi a tempo pieno, lezioni individuali, o viaggi di studio, costano tempo energia e spese, noi aiutiamo a cominciare con la app». L’ambizione dei trecento di Kreuzberg è diventare market leader nel mondo, non mancano né la volontà né le sfide. «All’inizio pensammo che poteva anche andare male, lo pensarono anche i fratelli Wright. Molte start-up si concentrano troppo sulla ricerca di investitori, noi abbiamo fatto la scelta opposta, cominciando con l’autofinanziamento e puntando ai clienti», confessa Witte. «Poi sono venuti i fondatori di web.de e altri investitori, infine nel 2013 le aziende editoriali; ma non vogliamo legarci a nessun investitore in modo esclusivo». Ci sono stati momenti difficili nella vita di Babbel, confessa Witte. «Quando nel 2009 cercammo di costituire una community mondiale di persone che entrano in contatto online tramite noi per aiutarsi a vicenda a imparare lingue. Ma scoprimmo che non bastava. Capimmo di dover offrire attivamente un prodotto differenziato per ogni paese e ogni lingua, per attirare utenti e naviganti. Dall’anno successivo cominciammo a sviluppare apps per apparati mobili, dai tablet agli smartphone». Fu il secondo decollo. «L’offerta è differenziata: mini-sessioni di corso di lingue più lunghe per computer portatili o da tavolo, più veloci e dinamiche per smartphone, tablet e altri apparati mobili, adesso appunto cominciamo con l’Apple watch. Pochi secondi sul lavoro, pochi minuti in métro o la sera con gli amici, più a lungo a casa, come vuoi e con la lingua che preferisci ». Successo, ma guai ad adagiarsi in trionfalismi, avverte Witte: «Il problema è ogni giorno attirare l’utente e invogliarlo a restare tra i nostri clienti. Come con gli online games, ma non con la dipendenza che i giochi online causano nel navigante, bensì creando voglia di non smettere di imparare lingue. Motivando la curiosità, invitando a restare online con noi parte della Torre dove la molteplicità di lingue unisce e mette in contatto, anziché dividere come nella Babele biblica. Ricordando le differenze tra ogni pubblico-target regionale: dagli svedesi curiosi di viaggiare e conoscere al mondo, ai giovani italiani che puntano sulle lingue per il futuro. E proprio in Italia abbiamo una crescita tra le più forti». Markus Witte, co-fondatore di Babbel.com, una app di gran successo per l’apprendimento delle lingue, visto da Dariush Radpour